Prima viveva e ballava di notte. Ora si alza più o meno all'ora in cui rientrava dal lavoro di cubista nelle discoteche di Milano. Anna Nobili, quarantaquattro anni, diventata suora, continua a muoversi al ritmo di musica con il suo progetto, la "Holy dance", scuola di danza cristiana. E adesso che, grazie al suo libro "Io ballo con Dio", tutti conoscono la sua storia, è sotto i riflettori. Chiamata dalla voce del Signore. Già, "The Voice": caso diverso, ma anche lì in televisione c'è un'altra religiosa che spopola, suor Cristina, entrata a sorpresa nel talent nella squadra di J-Ax.

"Non la conosco di persona - spiega all'ANSA suor Anna nella pausa di un incontro con i ragazzi dell'oratorio della chiesa di San Massimiliano Kolbe a Cagliari - ma ho visto la trasmissione: lei mi è piaciuta molto. A parte la voce, si percepisce che ha una marcia in più. E cioè Gesù". Un messaggio che a volte viene frainteso. "Qualcuno parla male di queste cose, anche di me - racconta - c'è chi pensa che dovremmo stare in sagrestia. E invece l'ha detto anche il Papa di stare in frontiera". Facendo molta attenzione. "Siamo in un mondo mediatico - spiega - in cui ogni parola viene fraintesa. I tranelli sono sempre in agguato. Il rischio è quello di diventare o essere percepiti come fenomeno da baraccone. Io stessa spesso ho rifiutato tante interviste. A questo pericolo si risponde, ma questo vale per un artista o per chi si impegna nel suo lavoro quotidiano, facendo i passi giusti".

E si torna appunto al discorso di partenza: passi giusti non solo come metafora, ma anche nella danza. La musica non è più la house o la techno, ma è fatta di suoni e ritmi scelti di persona dalla stessa suor Anna. "Facciamo arte - chiarisce - ma arte restaurata dal Signore. Abbiamo aperto una scuola di danza, la Holy dance, a Palestrina, con un centinaio di allievi. Un cammino spirituale e umano: attraverso la danza scopriamo la autenticità. La musica? Moderna, classica, tip tap. Sonorità religiose ma anche da discoteca, sempre scelte comunque. Abbiamo una compagnia che va in giro e si esibisce dove può". Senza paura di tornare nei luoghi da cui si è scappati tanto tempo fa. "Ci esibiamo anche nelle discoteche, nelle piazze, nelle carceri, negli ospedali", conferma. E, giusto per chiudere il cerchio, si torna proprio da dove si era partiti. "Abbiamo aperto due filiali della scuola - dice - una a Foggia e una a Milano". Milano sì, ma ora è tutta un'altra storia. E un altro spirito: Milano non da bere, ma da evangelizzare.

di Stefano Ambu (ANSA)
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