I giudici della Corte d'Assise d'Appello di Roma hanno confermato la condanna a 30 anni di carcere per Manuel Foffo, responsabile assieme all'amico Marco Prato dell'omicidio di Luca Varani, avvenuto il 4 marzo 2016 in un appartamento del prenestino, nella periferia est di Roma.

I magistrati hanno condannato Foffo per omicidio volontario riconoscendo l'aggravante della crudeltà.

Momenti di tensione in Aula quando, al termine delle parole dell'avvocato difensore - che ha puntato sui disturbi di personalità di Foffo e lo ha definito come una "pedina del sistema Marco Prato, da cui era manipolato e il cui fil rouge erano l'alcol, la droga e l'abuso sessuale" - mentre i giudici si ritiravano in camera di consiglio, è intevenuto Giuseppe Varani, padre della vittima.

E ha iniziato a urlare rivolgendosi ai magistrati: "Ricordate che qui non c'è la vittima, mio figlio non c'è più. L'hanno crivellato, gli hanno rotto il cranio, quei due bastardi infami e vigliacchi".

Prato e Foffo quella notte cercavano una vittima, sostiene la procura, e l'hanno trovata nel giovane ragazzo romano, invitato per una serata di sesso nell'appartamento di Foffo. Quando è arrivato lo hanno subito sedato e hanno iniziato a infierire su di lui: lo uccisero con trenta tra coltellate e martellate, per il puro piacere di vederlo soffrire. Varani morì dissanguato, dopo una lunghissima agonia.

Non è stata riconosciuta l'aggravante della premeditazione, pure richiesta dal procuratore generale, che aveva spiegato nella scorsa udienza che i due stavano preparando l'omicidio da due giorni, e avevano invitato nell'appartamento dove poi si è consumato l'orrore altri due ragazzi, che però se n'erano andati via, salvandosi.

Marco Prato, l'altro imputato per l'omicidio, si è suicidato in cella circa un anno fa, prima dell'inizio del processo a suo carico.

(Unioneonline/L)

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