Si è avvalso della facoltà di non rispondere Michele Viviani, il 43enne cagliaritano che gli inquirenti ritengono essere l’autore delle coltellate mortali che ieri sera a Villasor hanno ucciso Kasraouir Bechir Ben Mansour, tunisino di 49 anni, da venti in Italia.

Il fatto di sangue è avvenuto nel cortile di una delle palazzine dell’ex zuccherificio, in via Togliatti, occupate abusivamente da anni.

Michele Viviani, che viveva con la compagna Barbara a solo qualche metro dalla casa della vittima, è quindi formalmente solo indiziato del delitto.

Dopo la scena muta in caserma davanti agli inquirenti (le indagini sono coordinate dal Pm Enrico Lussu), Viviani è stato trasferito alle 3 del mattino nel carcere di Uta.

La confessione, insomma, non c’è stata ma il capitano della Compagnia dell’Arma di Sanluri Giovanni Mureddu e quello del nucleo investigativo Michele Cappa sono convinti che sia stato lui a sferrare le due coltellate fatali al costato del tunisino. Che è morto in pochi minuti, ad appena qualche passo dal portoncino della palazzina che divideva con Michele Viviani e alcune famiglie rom.

Il litigio non avrebbe avuto testimoni diretti e gli inquirenti concentrano la loro attenzione sull’arma del delitto (un coltello da cucina che apparteneva a Bechir Ben Mansour: Viviani potrebbe averglielo strappato durante la lite) e sulle testimonianze delle persone accorse subito dopo il fatto di sangue.

Stamattina, nel luogo teatro dell’omicidio, era il solito via vai di residenti.

Unico segno della tragedia, la macchia di sangue nel punto in cui Bruno il Tunisino (come era conosciuto a Villasor Bechir Ben Mansour) è morto. Sono stati suoi i fratelli, residenti a Maracalagonis e arrivati nella casa della vittima, a pulire il sangue del congiunto con due secchiate di acqua e sapone.

I fratelli della vittima
I fratelli della vittima
I fratelli della vittima

Ignazio Pillosu

IL DELITTO:

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