Il piccolo di otto mesi e la bambina di due anni non si sono resi conto di nulla.

Non sanno di aver rischiato la vita insieme agli altri dieci nigeriani nella casa di via Marconi a Capoterra, da tempo diventata un centro di accoglienza per migranti: nella notte tra giovedì e ieri le stanze dell'abitazione si sono riempite di monossido di carbonio prodotto dalla combustione di legno e brace utilizzati dagli ospiti della struttura per riscaldare le camere.

Otto nigeriani sono rimasti intossicati: per tre di loro (una coppia e una donna incinta, la prima a sentirsi male per poi essere soccorsa dal personale del 118) è stato necessario il trattamento nella camera iperbarica al Marino, gli altri cinque sono stati trattenuti in osservazione al pronto soccorso con la somministrazione di ossigeno.

L'INDAGINE - Una tragedia sfiorata su cui dovranno essere svolti degli accertamenti: perché gli ospiti della struttura hanno piazzato la brace del camino nelle stanze?

"Ci sono le pompe di calore ma, commettendo un errore, c'è chi ha preferito utilizzare questo pericoloso sistema", hanno spiegato dal centro.

La referente Carla Howard Leslie ieri mattina è corsa al Marino per verificare le condizioni delle persone intossicate. "

Non voglio rilasciare dichiarazioni", ha riferito.

IL RACCONTO - "C'era freddo. Abbiamo portato nelle camere la brace per riscaldare gli ambienti", ha raccontato un giovane nigeriano alla fine del trattamento nella camera iperbarica.

"Non ci siamo accorti di nulla. Qualcuno si sentiva un po' debole ma non avevamo capito di aver subito un intossicazione".

Con lui ("Sono arrivato in Sardegna su un barcone un anno e quattro mesi fa. Sono un richiedente asilo", ha spiegato), la moglie ("Mi ha raggiunto, anche lei fuggendo dal nostro Paese, qualche mese fa") e la figlia di due anni.

LA PAURA - L'allarme è scattato verso le sei quando una giovane nigeriana incinta si è sentita male.

Ha perso i sensi ed è stata soccorsa dal personale del 118 e accompagnata al Policlinico di Monserrato.

Qui i medici si sono accorti di quanto successo e le cause del malore: intossicazione da monossido di carbonio.

"Con me in casa c'erano altre persone", ha riferito la donna prima di essere trasferita urgentemente al Marino per il trattamento in camera iperbarica (una seconda seduta l'ha svolta di pomeriggio).

Altre ambulanze sono ritornate al centro di accoglienza per trasportare alcuni degli ospiti.

Alla fine in otto hanno avuto bisogno delle cure dei medici sempre al Marino, tra pronto soccorso e centro iperbarico.

Medici, infermieri e tecnici si sono occupati anche della bambina di due anni, intrattenendola durante il trattamento dei genitori in camera di decompressione.

Matteo Vercelli
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