Secondo il consulente del pm il taglio cesareo era stato disposto tardi, motivo all'origine della disgrazia; il professionista incaricato dagli avvocati a sua volta ha sostenuto che il medico finito sotto accusa aveva fatto in realtà ciò che doveva.

Pareri tanto discordanti da rendere complicato stabilire se sia stato commesso un errore nella vicenda costata la vita a Federico Pau, morto per asfissia ancora prima di vedere la luce al Policlinico di Monserrato nell'estate del 2015.

Così ieri la giudice delle udienze preliminari Lucia Perra, ritenendo il dibattimento sede più adatta per fare emergere cosa sia davvero accaduto, ha disposto il rinvio a giudizio della ginecologa che aveva seguito il travaglio: omicidio colposo il reato contestato a Silvia Aiossa, 9 aprile la data del via al processo.

LE CONSULENZE - Quel giorno in aula si presenteranno il pubblico ministero Gaetano Porcu, i difensori Maria Grazia Monni e Patrizio Rovelli e i legali Davide Mascia e Mirko Polli, parte civile per conto di Antonio Pau e Stefania Badellino, genitori della piccola vittima. "Nostro figlio non doveva morire, se qualcuno ha sbagliato deve pagare", avevano detto il padre e la madre lo scorso gennaio a l'Unione Sarda: "Non siamo a caccia di colpevoli, vogliamo solo chiarezza".

In quel periodo l'inchiesta, avviata dall'esposto presentato in Procura dalla famiglia, aveva puntato l'attenzione su due medici e un'ostetrica del Policlinico. Ma Giovanni Battista Serra ed Elena Mazzeo, consulenti del pm, avevano escluso eventuali responsabilità della neonatologa (sarebbe intervenuta quando il bimbo era già morto) e dell'ostetrica (non avrebbe avuto voce in capitolo) e ritenuto invece negligente il comportamento della ginecologa.

A loro dire il tracciato avrebbe dovuto metterla in allerta e consigliarle di non prolungare ulteriormente il travaglio in attesa del parto spontaneo previsto l'11 luglio 2015. Così non era avvenuto, erano sorte complicazioni e il piccolo era morto.

LA DIFESA - Tesi opposta a quella formulata da Domenico Arduini, consulente della difesa, secondo il quale era stato fatto tutto ciò che si doveva seguendo le indicazioni della migliore arte medica perché il bimbo nascesse vivo e sano. La ginecologa è priva di responsabilità, si era trattato di una disgrazia.

"Dimostreremo a dibattimento che Silvia Aiossa non ha colpe", la convinzione degli avvocati i quali chiederanno al giudice la nomina di un perito che faccia definitivamente chiarezza sulla vicenda.

IL DOLORE - Resta intatto il dramma dei genitori.

"La gravidanza è andata avanti senza complicazioni - aveva spiegato la gestante - dopo il ricovero il parto per ragioni a me sconosciute è stato rimandato al lunedì seguente".

Poi il dramma: "Vostro figlio è morto".

Andrea Manunza

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