Nonostante la siccità le piante di canapa il loro dovere l'hanno fatto e adesso, nei due ettari in località Sa Zeppara, cominciano a fiorire. Non sono certo rigogliose come quelle delle piantagioni fuorilegge, ma sono cresciute di un metro e mezzo e i tecnici dell'Agris hanno potuto fare il primo raccolto. "Dobbiamo misurare quanti metalli pesanti assorbe la pianta e con quali concentrazioni nelle sue diverse parti, dalle radici alle foglie all'infiorescenza". Gianluca Carboni, agronomo dell'agenzia regionale per la ricerca in agricoltura, è il responsabile scientifico del progetto messo a punto in collaborazione con l'Università di Sassari e Sardegna Ricerche. L'idea è ripulire i territori inquinati dall'industria e dalle miniere grazie alle proprietà della cannabis sativa, varietà di canapa con un principio attivo molto basso (0,6 per cento di thc) e perciò non adatta alla meditazione.

POCHE ADESIONI - La sperimentazione è partita a febbraio col bando per le manifestazioni d'interesse degli agricoltori. Il progetto, per la verità, era stato pensato soprattutto per il Sulcis ma adesioni ne sono arrivate poche e i più - si parla di proprietari di terreni inquinati - hanno fatto marcia indietro, magari per piantare il grano. Altre proposte sono finite invece sotto la pesante coltre della burocrazia, tipo quel campo rimpallato tra un Comune e il ministero dell'Ambiente.

I VELENI - A Sa Zeppara, agro di Guspini, Medio Campidano, i soci della cooperativa agricola sono andati fino in fondo e hanno messo a disposizione di Agris tre ettari, due per le colture e uno per la fascia di rispetto. "In questo punto, d'altronde, facevamo solo il fieno per la lettiera del bestiame", racconta Graziano Saba, 57 anni, uno dei soci storici della cooperativa. Ha le mani ruvide, e la pacatezza di chi è abituato ai capricci del cielo, che sia un'alluvione o questa maledetta siccità. È un uomo che conosce bene la storia della pianura che si apre attorno alla vecchia frazione agricola di Guspini. Qui c'erano i possedimenti della baronessa Luigia Serra Rossi infine acquisiti in parte dalla Regione che a metà dei Settanta creò la Boscosarda, azienda agricola e zootecnica a cui vennero assegnati mille ettari. Furono costruite stalle per l'allevamento delle mucche e seminati campi, ma solo dopo un intervento di bonifica durato quasi un lustro. Finì tutto nell'83, con le terre poi date in affitto dalla Regione alla cooperativa agricola degli ex dipendenti, ma quel che occorre dire è che parte di queste terre non sono state affatto risanate. Per capirci, sono ancora inquinate dai veleni sversati nei decenni dalle miniere, senza dimenticare la disastrosa alluvione che - negli anni Trenta - trascinò a valle i fanghi di lavorazione raccolti nelle vasche di Montevecchio.

LE ANALISI - "Inquinamento da piombo e zinco: venti volte il limite di legge", spiega Gianluca Carboni. Adesso verranno fatte le analisi per capire quanto metallo pesante assorbono le piante di canapa, "ma con concentrazioni così elevate è presumibile che per disinquinare questi terreni ci vorranno secoli". Sarebbe più facile nel Sulcis, il che è tutto dire. Lì, a parte le aree maggiormente avvelenate, i tecnici dell'Agris hanno rilevato concentrazioni poco al di sopra dei limiti di legge. Per dire: 120 di piombo anziché 100.

LA SPERIMENTAZIONE - È, questo dell'Agris, uno dei pochissimi studi della coltura di canapa sativa fatti sul campo. "Sperimentazioni così - spiega Paolo Mulè, ricercatore responsabile dell'esame del suolo - in genere vengono fatte in laboratorio, in condizioni protette: si raccoglie la terra, la si sistema nel vaso e si mette a dimora la pianta. Noi qui stiamo invece lavorando con tutte le difficoltà dovute alle condizioni ambientali e climatiche, ai problemi logistici, all'inesperienza degli agricoltori per questo tipo di coltura". Graziano Saba annaffia le piante una volta a settimana. La cannabis ne beve tanta, 5 mila metri cubi a ettaro. "Abbiamo sistemato un impianto di irrigazione. Erano trent'anni che mancava". I tubi corrono sul terreno argilloso che sotto il sole mette su una scorza dura come pietra. Le piante di cannabis crescono bene da una parte del campo, un po' meno dall'altra, forse perché l'acqua non basta. Dopo Ferragosto, se tutto va bene, si raccoglierà il seme.

Piera Serusi
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