"È altamente probabile che il leader dello Stato Islamico Abu Bakr al-Baghdadi sia morto in un bombardamento aereo condotto dalle forze russe in Siria".

Lo ha dichiarato il viceministro degli Esteri russo Oleg Syromolotov, citando dati forniti dal ministero della Difesa e confermando così le voci diffuse dal Cremlino nella scorsa settimana, secondo cui il Califfo sarebbe stato ucciso il 28 maggio in un raid aereo in un quartiere meridionale di Raqqa, roccaforte siriana dello Stato Islamico che le forze fedeli al presidente Bashar al-Assad stanno provando a strappare ai miliziani.

Le informazioni sulla presunta morte del leader dell'Isis sono in corso di verifica, "attraverso vari canali", ha fatto sapere il viceministro.

Non è la prima volta che il terrorista più ricercato del pianeta, con una taglia di milioni di dollari sulla testa, viene dato per morto o ferito.

AL-BAGHDADI - Nato a Samarra, a nord di Baghdad, nel 1971, sulla sua vita si sa molto poco. Viene catturato a Falluja dagli americani nel corso della seconda guerra del Golfo, resta prigioniero per 10 mesi, da febbraio a dicembre 2004. Poi, un buco di 10 anni, fino a luglio 2014, quando al-Baghadi si rivela al mondo. Dopo che l'Isis ha preso il controllo della città di Mosul, appare in un video che lo ritrae nella moschea di Al-Nuri (ormai distrutta) mentre pronuncia un sermone in cui ordina ai fedeli di obbedirgli e si autoproclama "Califfo" dello Stato Islamico, un territorio che si estende dalla Siria all'Iraq, con Raqqa e Mosul come roccaforti. Gran parte di quel territorio oggi l'Isis l'ha perso: di Mosul agli jihadisti resta solo una piccolissima area, mentre a Raqqa le forze governative stanno preparando l'offensiva finale.

(Redazione Online/L)

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