"Voglio mandare un messaggio di speranza, amicizia e amore, per questo ho scelto di fare la mia prima visita nel cuore del mondo musulmano".

Così Donald Trump ha esordito a Riad nell'attesissimo intervento su Islam e terrorismo davanti a una cinquantina di leader dei Paesi arabi.

Il presidente Usa ha voluto diffondere una visione di "pace, sicurezza e prosperità", e ha lanciato un appello al mondo musulmano: "Il nostro obiettivo è una coalizione di nazioni che condividono la lotta all'estremismo e garantiscono ai figli un futuro di speranza".

"Non siamo qui per dare lezioni a nessuno - ha continuato Trump - e non siamo qui per dire agli altri come adorare un Dio, ma per offrire un partenariato basato su valori condivisi per avere un futuro migliore".

E ancora: "Le nazioni del Medio Oriente non possono aspettare che noi schiacciamo l'estremismo per loro: dopo l'Arabia sarò in Israele e in Vaticano. Se le tre religioni potranno collaborare, allora la pace nel mondo sarà possibile, e anche quella fra Israele e Palestina.

ATTACCO ALL'IRAN - Un discorso di speranza, quello di Trump, ma anche e soprattutto un discorso rivolto agli storici alleati in Medio Oriente, una mano tesa alla parte sunnita dell'Islam.

Perché per l'Iran, il grande rivale degli sceicchi sauditi nello scacchiere mediorientale, ci sono solo parole di fuoco.

"L'Iran - ha detto Trump - finanzia armi e addestra terroristi che diffondono caos e distruzione dal Libano, all'Iraq, allo Yemen; e in Siria, Assad, sostenuto dall'Iran, ha commesso crimini indicibili".

"Tutte le nazioni dovranno lavorare per isolare Teheran", ha continuato.

L'ACCORDO DA 110 MILIARDI SULLE ARMI - E se anche Ivanka ha elogiato l'Arabia Saudita per i "progressi fatti sulle donne, anche se c'è ancora molto da fare", Donald rivendica l'accordo sulla vendita di armi per 110 miliardi di dollari a Riad.

"Aiuteremo i nostri amici sauditi a fare buoni affari con le nostre industrie militari che sono le migliori al mondo".

A scrivere il discorso di Donald Trump è stato Stephen Miller, l'autore del "travel ban", il decreto (poi bloccato dai tribunali) per vietare l'ingresso negli States dei cittadini provenienti da sette Paesi a maggioranza musulmana.

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