Dj Fabo ha scelto la morte, Giovanni Loche ha invece preferito la vita. Quarantadue anni, tetraplegico dal 1995 dopo un incidente in bicicletta, è inchiodato nel letto col comando elettrico nella sua casa di Teti, assistito dal padre Tonino e da Emma, la signora che lo lava, gli cambia il panno, gli prepara i frullati, l'unica cosa che può mangiare. Giovanni non parla, l'unico alfabeto per lui è lo sguardo. "Mio figlio - dice Tonino Loche, pensionato, 74 anni - non cammina, non usa le mani e le braccia, non parla. E allora? Gli piace uscire con me per raccogliere asparagi, gli piace giocare a carte, s'illumina quando vede le ragazze, è felice quando la gente lo saluta per strada. Ama la vita, glielo leggo tutti i giorni negli occhi".

L'intervista completa oggi su L'Unione Sarda.

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