Ennesimo colpo di scena nel caso Wikileaks: Julian Assange torna nuovamente sui suoi passi. Smentendo quanto dichiarato solo ieri dal suo legale Barry Pollack, in una nuova intervista si è detto disposto a consegnarsi agli Usa, ma solo a patto che i suoi diritti vengano rispettati.

"Ribadisco tutto quello che ho detto, compresa l'offerta di andare negli Stati Uniti", ha affermato il giornalista e programmatore australiano a capo dell'organizzazione, parlando in un'audio-conferenza dall'ambasciata dell'Ecuador a Londra dove si è rifugiato nel 2012.

Ha poi aggiunto che gli Usa dovrebbero chiudere il caso contro di lui o rivelare eventuali accuse a suo carico.

"Non vedo l'ora di avere una conversazione con il dipartimento di Giustizia su quale sia la strada corretta", ha proseguito.

In riferimento alla commutazione della condanna a 35 anni di Chelsea Manning voluta da Barack Obama e all'annuncio di Assange di consegnarsi al suo posto, ha poi affermato: "La commutazione della pena non avverrà fino a maggio. Possiamo parlarne da qui ad allora".
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