Clamoroso dietrofront di Julian Assange.

Il fondatore di Wikileaks non si consegnerà più agli Stati Uniti, almeno così ha fatto sapere uno dei suoi legali, Barry Pollack: "Assange accoglie positivamente la decisione di Obama, ma è meno di quanto volesse. Aveva chiesto la grazia e la scarcerazione immediata".

Assange, che si trova da oltre 4 anni nell'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove ha ricevuto asilo e si è rifugiato per sfuggire all'estradizione in Svezia dove è indagato per abusi sessuali, aveva promesso nei giorni scorsi di consegnarsi agli Usa se Obama avesse concesso la grazia Chelsea Manning, la talpa della Cia che aveva consegnato a Wikileaks documenti top secret.

Ieri Obama ha ridotto la pena per Manning, che verrà scarcerata il 17 maggio, attirandosi anche le critiche di Sean Spicer, futuro portavoce di Trump alla Casa Bianca: "Una decisione deludente".

Subito dopo Melinda Taylor, avvocato di Assange, aveva spiegato che il fondatore di Wikileaks avrebbe mantenuto la parola.

Ora il dietrofront: Julian Assange, così pare al momento, non si consegnerà.
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