Raffica di reazioni, in Gran Bretagna e nel resto del mondo, dopo la clamorosa uscita del Regno Unito dall'Unione europea sancita per referendum.

Trionfale quella di Nigel Farage, leader populista dell'Ukip, principale sostenitore dell'addio inglese all'Ue.

"L'Unione europea sta fallendo e altri Paesi seguiranno il nostro esempio come Danimarca, Svezia, Austria e anche l'Italia", il suo commento dopo lo spoglio.

Raggiante pure l'ex sindaco di Londra, Boris Johnson, altro convinto sostenitore del Leave (nonché favorito per sostituire il dimissionario premier David Cameron), secondo cui "l'uscita dalla Ue è un trionfo della democrazia".

Gongolano anche i leader delle varie destre europee, a cominciare da Marine Le Pen, del Front National francese, che non perde tempo: "Ora è il momento per tornare a chiedere un referendum anche in Francia. Anche i francesi devono poter scegliere".

Sulla stessa lunghezza d'onda la nipote Marion: "Vittoria. Dalla Brexit alla Frexit: è tempo ormai di portare la democrazia nel nostro Paese, i francesi devono avere il diritto di scegliere".

Si complimenta con il fronte del "Leave" il candidato repubblicano alla Casa Bianca, Donald Trump, in questi giorni (non a caso) in visita in Scozia.

"I britannici si sono ripresi il controllo del loro paese. Questa è una grande cosa", ha detto il magnate Usa.

"Evviva il coraggio dei liberi cittadini! Cuore, testa e orgoglio battono bugie, minacce e ricatti. GRAZIE UK, ora tocca a noi. #Brexit", ha scritto invece su Twitter il segretario della Lega Matteo Salvini.

La Brexit viene cavalcata anche dal Movimento 5 Stelle: "La Gran Bretagna è fuori dall'Unione Europea e Cameron si è dimesso. Lo hanno deciso i cittadini britannici con il referendum", si legge sul blog di Beppe Grillo.

Ancora: "Nessun governo deve aver paura delle espressioni democratiche del proprio popolo, anzi deve considerare il suo volere come il più autorevole dei mandati. Vogliamo un'Europa che sia una comunità e non un'unione di banche e lobby. Ora la parola ai cittadini".

Anche per il leader di Mosca Vladimir Putin il risultato del referendum avrà "conseguenze per il mondo e per la Russia".

Nutrito (e contrito), naturalmente, il fronte dei delusi.

"È un giorno triste per l'Europa e il Regno Unito", il giudizio del ministro degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier.

Dal canto proprio, la cancelliera Angela Merkel è convinta che "l'Unione europea è forte e saprà dare la giusta risposta alla decisione del popolo britannico. Solo insieme potremmo difendere i valori di libertà e di democrazia e gli interessi economici, sociali ed ecologici che hanno guidata la nostra Europa da 60 anni".

"Non è l'inizio della fine dell'Europa", assicura invece il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker che vorrebbe che i negoziati per l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea "iniziassero subito", perché "non ha senso aspettare sino a ottobre per tentare di negoziarne i termini".

Per il presidente francese François Hollande: "Ci vuole meno tempo per disfare che per fare, per distruggere che per costruire. La Francia non accetterà questo".

Accusa il colpo della sconfitta del Remain anche il premier italiano Matteo Renzi: "Dobbiamo cambiarla per renderla più umana e più giusta. Ma l'Europa è la nostra casa, è il nostro futuro", ha twittato il numero uno di Palazzo Chigi.

Per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella l'esito del referendum "deve essere rispettato", anche se è "motivo di rammarico". "Dobbiamo riaffermare - ha aggiunto il Capo dello Stato - la validità storica e l'importanza per il futuro dei nostri giovani dell'Unione europea e delle sue prospettive che vanno rilanciate con convinzione".

Dagli Usa il vicepresidente Joe Biden ha dichiarato che "la relazione speciale tra gli Stati Uniti e il Regno Unito non cambierà, nonostante l'uscita britannica dall'Ue".

Il numero 2 della Casa Bianca ha poi ribadito che, sebbene sia lui che Barack Obama confidassero nella vittoria del No, gli Stati Uniti "rispetteranno la decisione presa dalla maggioranza dell'elettorato inglese".

Della Brexit e delle sue conseguenze ha parlato stamane Romano Prodi, in un'intervista.

"L'esito del referendum britannico è indubbiamente clamoroso ma io oggi dico: calma e gesso", la posizione dell'ex premier. Che aggiunge: "La riflessione importante da fare è che le classi abbienti hanno votato per il remain e le classi povere invece per il leave. Nel mondo, non solo in Inghilterra, le proteste si stanno condensando nei ceti che soffrono per la globalizzazione e l'Europa è vista come una parte di questo processo".

Delusione è stata espressa anche fuori dal mondo politico.

Molti erano stati, infatti, i vip dello showbusiness e dello sport a schierarsi per il Sì.

Tra questi, il cantante Damon Albarn, leader dei Blur, una delle band simbolo del Regno Unito.

"Ho il cuore molto pesante oggi, perché, a mio avviso, la democrazia ha fallito e ha fallito perché siamo stati male informati", ha detto la star dal Festival di Glastonbury.

Amareggiata anche la scrittrice J.K. Rowlings, "mamma" di Harry Potter, che si è personalmente spesa per il "Remain".

"Adesso la Scozia chiederà l'indipendenza. L'eredità di Cameron sarà di avere rotto due unioni. Nessuna delle due doveva accadere. Questo è quello che succede quando si cerca di riparare un orologio difettoso a colpi di martello", ha tuonato l'autrice.

Non è mancata l'opinione di Papa Francesco: "La vittoria del Sì - ha commentato il Santo Padre - è stata la volontà espressa del popolo e questo ci richiede a tutti noi una grande responsabilità per garantire il bene del popolo del Regno Unito e anche il bene e la convivenza di tutto il Continente europeo".

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