A pochi giorni dall'inizio degli Europei, la Francia è una vera e propria polveriera.

Oltre all'allarme terrorismo e alle manifestazioni in piazza contro il Jobs Act, il governo deve anche fare fronte alla dura contestazione dei lavoratori del settore energetico, guidata dal sindacato Cgt e legata anch'essa alla riforma del lavoro.

Ieri i dipendenti sul piede di guerra hanno bloccato il deposito di carburante di Douchy-Les-Mines, poi sgomberato dalla polizia con l'ausilio di cannoni ad acqua.

Ma la Confédération générale du travail non sembra intenzionata a mollare.

Anzi, il sindacato ha annunciato nuove agitazioni e uno sciopero di 24 ore che interesserà altri depositi e altre raffinerie, oltre alla centrale nucleare di Nogent-sur-Seine.

Pronti a incrociare le braccia anche i lavoratori dei trasporti.

"Una piccola minoranza sta tentando di radicalizzare le cose, ma sbloccheremo la situazione", ha dichiarato oggi il segretario di Stato Jean-Marie Le Guen.

I disagi, intanto, iniziano a farsi sentire: moltissimi distributori di carburante sono infatti rimasti all'asciutto e per l'approvvigionamento di benzina le autorità sono state costrette a mettere mano alle scorte d'emergenza.

Secondo i detrattori della riforma, le nuove norme rendono più facili i licenziamenti e i reintregri e cambia, in peggio, sia orario e carichi di lavoro sia il calcolo degli straordinari.
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