Gran parte della produzione di pasta tipica e pane tradizionale viene fatta in Sardegna con farine estere (importate soprattutto dal Canada, dalla Russia e dal Sud America) ma, sul totale dei 223 pastifici registrati nell’Isola, sta crescendo il numero delle aziende che lavorano la semola locale.

Imprese che coprono un mercato di nicchia, avamposto dei consumatori attenti alla qualità e alla tracciabilità del prodotto. «Lavoro bene così e non ho nessuna intenzione di ingrandire l’attività».

Pio Cicalò, 43 anni, titolare del pastificio di Isili aperto nel 2008, lavora due quintali e mezzo di semola alla settimana, tutto grano duro Cappelli.

«Una scelta vincente», puntualizza.

Anche il pastificio Tanda & Spada di Thiesi - nato nel 1990 e da tre anni nella filiera del grano duro sardo con la cooperativa Madonna d’Itria di Villamar e il Consorzio Sinis Agricola di Cabras - ha una linea tutta dedicata al frumento isolano.

«Il 20 per cento dell’intera produzione (qui si lavorano 25 quintali di pasta al giorno, ndr), ma contiamo di aumentare di anno in anno», spiega Antonio Spada, 49 anni, uno dei soci.

«Fare filiera - avvisa Riccardo Porta, 26 anni, dirigente di Confartigianato Alimentare - significa valorizzare il proprio prodotto e il territorio».
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