Una vita «rovinata» per colpa di alcuni carabinieri che l'avevano preso di mira «senza motivo».

Dieci mesi di domiciliari per una condanna che non doveva essere pronunciata.

I 21 grammi di hascisc trovati nella sua auto li avevano messi i militari. Omar Schirru, 35 anni, di Calasetta, racconta un calvario terminato solo quando gli stessi uomini dell'Arma hanno incriminato quattro colleghi della stazione.

"Me ne hanno combinate di tutti i colori. Denunce su denunce per cose che non esistevano. Ho perso il lavoro, la dignità, la patente. La ragazza".

Nel 2011 la vita di Omar Schirru è stata travolta da un uragano con le sembianze dei carabinieri. Perquisizioni in piena notte, l'arresto per spaccio, la condanna a 10 mesi, l'obbligo di presentarsi in caserma ogni giorno in orari diversi.

Tutto senza motivo, come scoperto poi dai militari del Nucleo investigativo provinciale, organizzato per motivi oscuri e con un protagonista inaspettato: il fratello Samuel. «Da lui ho ricevuto un bel regalo», commenta Schirru, vittima di una vicenda che vede sotto accusa nove persone tra cui cinque uomini dell'Arma (quattro di Calasetta): predisponevano controlli fasulli grazie ai quali recuperavano droga piazzata poco prima da loro stessi, costringevano gli spacciatori a rivelare i nascondigli del fumo tenendoli in bilico sulle scogliere, procedevano ad arresti ritenuti illegali.

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