A Belfast c’è un museo grande come un quartiere che commemora l’Inaffondabile. Correva l'anno 1912: il Titanic era l'inarrivabile orgoglio della marineria britannica, l'inaffondabile fuoriserie dell'Oceano.

Il fatto che colò a picco alla prima traversata, nella notte tra il 14 e il 15 aprile -  e che più di 1.500 persone (su 2.228 passeggeri a bordo) morirono in quella che è stata la più terribile tragedia in mare della storia della navigazione anche perché le scialuppe non erano sufficienti per tutti i passeggeri -  rende mitologica la breve vita dell'ammiraglia della compagnia White Star Line. E nel quartiere del Titanic, nella città di un’altra leggenda, questa volta sportiva, George Best, tutto parla della nave più affascinante della storia.

Il museo si trova nel Titanic Quarter, quella che una volta era la zona dei cantieri navali della storica compagnia Harland and Wolff di Belfast. Il Titanic fu costruito qui, così come altri transatlantici della stessa compagnia di navigazione, la White Star Line.

Dove un tempo c’erano gli uffici ora c’è un hotel, ma sono visitabili le stanze dove i costruttori e i progettisti, a cominciare da sir Thomas Andrews, tenevano le loro riunioni.

All’esterno è possibile ammirare il bacino di carenaggio utilizzato per la costruzione del Titanic e della gemella Olimpic. Restano, incuranti del trascorrere del tempo, i binari utilizzati dai trasportatori quando in quell’area c’era un enorme cantiere, e gli scivoli utilizzati per trascinare in acqua le navi nel momento del varo.

Fin qui la parte esterna. La struttura del museo, costruita nel 2005, è una miniera d’oro per la capitale dell’Irlanda del Nord: rivestita di alluminio e vetrate, si presenta a forma di scafo e ogni giorno è visitato da 4.500 persone.

All’interno, una riproduzione scenografica delle lavorazioni quotidiane, che rivivono attraverso una specie di trenino-cabinovia che porta il turista a spasso nella storia, con suoni, voci e testimonianze originali.  ricostruiti gli arredamenti del Titanic, che colpiscono per il lusso sfrenato della prima classe, ma anche per la praticità della seconda, della terza classe e degli alloggi del personale.

Quindi si raggiungono le gallerie forse più tristi, quelle dedicate allo scontro con l’iceberg, ai drammatici momenti della richiesta di aiuto, dell’evacuazione e dei soccorsi. Fino alla sala dove, dal suolo, appare il relitto dell’Inaffondabile, diviso in due parti nel fondo dell’Oceano.

Un batterio starebbe consumando definitivamente le parti in acciaio della nave, il cui mito tuttavia resiste. Le scialuppe di salvataggio, ma anche una sedia a sdraio recuperata negli abissi, una pelliccia appartenuta a una nobildonna che raggiunse New York grazie alle scialuppe e al Carpathia, la nave che prestò soccorso ai naufraghi, completano l’offerta di un museo che riapre, all’attenzione del visitatore, un drammatico capitolo di storia. All’esterno, poi, la fine della visita è un viaggio reale: si può salire a bordo del Nomadic, che del Titanic era una sorta di tender, ma che fu usato per diversi. Ristrutturato nelle sue parti principali, è stato sistemato in un piccolo bacino di carenaggio proprio davanti al museo dedicato alla grande nave, quasi a proteggerne la grandezza.

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