Originario di Oristano, ha messo radici a Carbonia grazie al calcio e il destino ha voluto scherzarci su: sabato Andrea Porcheddu può dare una grande gioia alla squadra di cui è capitano regalandole la salvezza e allo stesso tempo un grande dolore al club della sua città, la Tharros. Non si scappa: la finale playout non prevede alternative. Un club resta in Eccellenza, l’altro retrocede. E i minerari, dopo una straordinaria rimonta (sono stati anche ultimi in classifica), partono dal 3-0 dell’andata. Cui ha contribuito proprio il centrocampista 24enne dalla marcatura facile: finora sono 9, compresa quella di domenica scorsa.

«Mi dispiacerebbe», dice, «ho affetto per la Tharros. Ma ne ho di più per il Carbonia».

Sabato si decide una stagione: sensazioni? «Il risultato dell’andata è molto buono, ma la Tharros ha fatto più punti di noi in campionato e ha ottimi giocatori in grado di fare due o tre reti anche in un solo tempo: sarà difficilissimo. Non siamo tranquilli ma fiduciosi».

Si salva lei, retrocede la squadra della sua città. «Sicuramente il dispiacere c’è. Lì ha giocato mio padre da mezza punta, ho affetto per la Tharros. Ma ho un affetto anche superiore per il Carbonia: è il mio terzo anno qui, sono quasi cittadino acquisito».

Gioca a centrocampo ma segna tanto: è il suo ruolo? «Ho sempre fatto il centrocampista. A Cagliari per lo più la mezz’ala. In Serie C mister Giorico, che ringrazio ancora, mi faceva giocare da regista: mi è servito per migliorare. La mia fortuna è stata trovare mister Mingioni, che mi fa fare il trequartista: riesco a rifinire l’azione e trovare la via del gol».

Dove vorrebbe arrivare? «Il sogno, oltre alla salvezza quest’anno, sarebbe riportare il Carbonia in Serie D nel breve termine. La città merita una categoria superiore all’Eccellenza, ha uno dei club con la storia migliore».

Cosa è per lei il calcio? «Mi suscita emozioni forti. Mi fa sentire vivo. Mi lega molto a mio padre: mi ricordo che da piccolo mi raccontava di quando giocava e dei suoi gol».

Se il Carbonia si salva, lei resta? «Sarebbe bello e facile dire che non ci sono dubbi. Purtroppo Carbonia è una realtà che vive ogni anno delle difficoltà economiche. Vedremo».

E se retrocede? «Sarebbe un duro colpo. Ma sono fiducioso».

L’intervista completa su L’Unione Sarda oggi in edicola e sull’app

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