Natali a Sorgono, dove c’è l’ospedale, radici e vita a Ovodda, paese del cuore e degli affetti familiari. Da qui, dal Nuorese, dove ha mosso i primi passi anche Gianfranco Matteoli, è cominciato un viaggio che ha portato Filippo Littarru prima al Cagliari - fino agli Allievi nazionali - e quindi al Tonara, al Taloro, al Castiadas e infine nuovamente all’Ovodda, che oggi guida verso una faticosa salvezza in un campionato difficile come quello di Promozione.

L’attaccante, 26 anni a giugno, fa il militare e segna: sinora 23 gol e secondo posto nella classifica marcatori quando manca una partita al termine del campionato.

Filippo Littarru (foto concessa)
Filippo Littarru (foto concessa)
Filippo Littarru, 25 anni (foto concessa)

Domenica arriva l’Alghero secondo: difficile fare punti. La squadra ha difficoltà. Perché?

«Siamo una matricola, forse non eravamo pronti a un torneo di alto livello come quest’anno. Ci sono alcuni limiti, è vero, ma se ci salveremo la società l’anno prossimo li eliminerà».

Ecco: l’Ovodda si salverà?

«Ci auguriamo di sì».

A inizio stagione era al Castiadas: perché è tornato all’Ovodda?

«Per stare più vicino alla famiglia».

Qual era il suo desiderio da bambino?

«Quando cominci a giocare per il Cagliari, sogni. Poi ti accorgi dei tuoi limiti e, se sei realista, capisci qual è il tuo livello. Il mio sono l’Eccellenza e la Promozione, per quanto dimostrato sinora. In futuro si vedrà, le possibilità ci sono state e magari ci saranno: ma prima viene il lavoro. Il calcio è una passione. Forte, ma una passione».

Quali obiettivi ha?

«Per adesso salvare l’Ovodda, non è un’impresa semplice. Poi per l’anno prossimo si vedrà».

Andrea Manunza

L’intervista completa su L’Unione Sarda in edicola e sulla app.

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