Nell'ufficio anagrafe del Comune, le caselle dove si registrano le nascite per l'anno appena iniziato rimangono ancora vuote. Nessun nuovo atto di nascita. Sono stati però registrati una decina di decessi.

Inizia male il 2024, con 182 abitanti in meno, col rischio concreto che a fine anno il numero degli possa scendere sotto i 9mila residenti, come era negli anni Sessanta. Il 2023 si è chiuso con 9.263 abitanti, con 28 nuovi nati e con 115 decessi, ma anche con famiglie e giovani che hanno cambiato residenza.

Si registrano quindi 2.161 abitanti in meno rispetto al 1991, quando a Macomer venne registrato il boom di residenti, che era pari a 11.421. Attualmente si contano meno abitanti del 1976, quando l'allora presidente della Repubblica, Giovanni Leone, firmò il decreto che attribuiva a Macomer il titolo di città.

«La decrescita demografica o spopolamento come lo vogliamo chiamare - dice il sindaco, Riccardo Uda - è un fenomeno generalizzato nella nostra isola, tranne Olbia e Arzachena, dove c'è la possibilità di sviluppo. I problemi che la nostra città vive dipendono molto anche dalle dinamiche nazionali e regionali. Noi cercheremo tutte le soluzioni possibili, magari con la ricostituzione del consorzio industriale e renderlo operativo, legandolo al porto industriale di Oristano, convinti che l'unione fa la forza».

Luca Pirisi, del gruppo consiliare Macomer 2030 vede nero: «Siamo di fronte a una drammatica emorragia demografica, figlia del collasso industriale. Serve un grande piano di investimenti per potenziare i servizi pubblici e le infrastrutture, far crescere le imprese, creare lavoro. Ovviamente sono progetti da costruire a livello territoriale, unendo tutti i comuni in questa sfida vitale».

Dai banchi della maggioranza, Rita Atzori vede il problema complesso e di difficile soluzione. «Le condizioni per il cambiamento devono arrivare da Roma. per quanto ci riguarda stiamo operando per mettere in campo azioni che permettano ai cittadini di poter vivere bene in questa cittadina, con riferimento particolare alle giovani famiglie». 

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