Già negli anni ‘80 in bassa Gallura e Baronia si era consapevoli di come la diga di Maccheronis, a Torpè, con i soli 20 milioni di metri cubi di capacità d'invaso, non potesse più bastare a soddisfare le necessità delle migliaia di aziende agricole di un vasto territorio, da San Teodoro a Siniscola, e a garantire l'acqua potabile per i residenti di cinque grossi comuni e decine di frazioni,  oltre che per le centinaia di migliaia di vacanzieri dell'estate.

Così il Consorzio di Bonifica della Sardegna centrale individuò un'area, località ''Giunturas'' agro di Lodè, dove poter realizzare una seconda diga. La Regione nel 1998 concesse un finanziamento di un miliardo e 700 milioni di vecchie lire, tutto speso  per  il progetto esecutivo dello sbarramento di ''Abba Lughente'' con tanto di sondaggi e relazioni geologiche. Il progetto però restò sulla carta perché, dopo essere stato considerato  ''troppo impattante'' dal ministero dell'Ambiente, finì in un cassetto.

Ora il consorzio di Bonifica della Sardegna centrale e alcuni sindaci (ma non mancano gli oppositori) lo vogliono rilanciare, viste le continue crisi legate alla siccità in quei territori, ma anche perché quello sbarramento a monte di Maccheronis (capacità d'invaso oltre i 60 milioni), secondo il presidente del Consorzio Ambrogio Guiso, «oltre a risolvere definitivamente i problemi idrici  potrebbe essere un’importante difesa contro le alluvioni e in grado di assicurare protezione ai centri abitati  che in passato hanno pagato un pesante tributo, anche di vite umane».

© Riproduzione riservata