«Cara Unione

qualche settimana fa ho letto sul vostro quotidiano un editoriale in cui si evidenziava la necessità di una svolta culturale a Cagliari con riferimento alla circolazione stradale. Da Cagliaritano che vive all’estero da anni – nel mio caso a Londra – , non posso fare a meno di notare eventuali cambiamenti e apprezzare le migliorie apportate alla città, quando ne vedo, nonché riscontrare ciò che rimane immutato negli anni.

Mi sentirei di ribadire che serve, sì, una svolta culturale in città, ma non nel senso inteso nell’editoriale, che esortava a rafforzare il sostegno a favore della circolazione ciclistica. Piuttosto, la svolta culturale starebbe nel rendersi conto che l’idea della “ciclabilità ovunque” non ha funzionato, né può funzionare. Questa visione di città completamente ciclabili e sgombre da automobili si è rivelata, a mio avviso, solo utopia.

E ci sono almeno tre aspetti che di fatto ne sconfessano la tesi alla base: la prima, e la più ovvia, è che esempi citati quali Londra, Parigi, Amsterdam non sono certo di città tutt’altro che piane come Cagliari, poco idonea alla circolazione ciclistica; in secondo luogo e che piaccia o meno Cagliari, come in generale l’Italia, va incontro ad un invecchiamento della popolazione e dunque ad una sempre minore propensione all’uso di bici e similari; in terzo luogo la tesi della “ciclabilità ovunque” si basa sull’assunto secondo cui le summenzionate capitali europee abbiano tutte accolto con favore le piste ciclabili, quando in realtà le cose non stanno così.

Vivo da anni a Londra in zona 4, e pure qui la stragrande maggioranza dei veicoli in circolazione è rappresentata da automobili, semmai stanno aumentando molto le auto elettriche. E anche in quelle poche giornate in cui in cielo non si scorge una nuvola, le biciclette in città sono davvero poche rispetto alle auto, nonostante anche qui, sotto l’impulso delle politiche green di questi anni, si fosse voluto implementare piste ciclabili ovunque possibile. Tali sforzi si sono rivelati, evidentemente, poco fruttuosi.

Tornando a Cagliari, a mio avviso gli interventi necessari sarebbero di altro tipo, quali ad esempio il miglioramento dei marciapiedi, aspetto sul quale mi trovo pienamente d’accordo il vostro editoriale. Quelli, sì, andrebbero migliorati, o quantomeno riportati ad uno stato di decenza degno di una città. Non è accettabile che chi porta i propri bambini in passeggino o un anziano che voglia farsi due passi debba fare lo slalom tra radici di alberi in rilievo, buche e dossi sul marciapiede o, ancora peggio, che trovi auto di traverso parcheggiate non già a spina di pesce ma in un altro modo che è meglio non dire. Cosa pensano i turisti quando vedono questo?

La circolazione pedonale dovrebbe senz’altro essere incentivata, sia per gli stra-noti benefici alla salute sia per la sicurezza ad essa intrinseca; ma al vedere determinate zone di Cagliari mi pare ci sia ancora molto da fare negli anni a venire.

Sono inoltre d’accordo sulla necessità di un maggior senso civico degli automobilisti. Ogni volta che torno a Cagliari non mancano auto in seconda fila, auto che superano da destra, auto che non danno precedenza, auto che svoltano senza la freccia, nonché auto parcheggiate a non-spina di pesce. Tante, troppe. E bisognerebbe eliminare le barriere architettoniche laddove ancora esistono.

Ultimo ma non meno importante, credo che si dovrebbe fare molto di più per la creazione di aree adibite a parcheggio, magari parcheggi multipiano o sotterranei. Quelli, sì, contribuirebbero a ridurre l’inquinamento urbano visto che ci sarebbero meno auto in giro a passo d’uomo in cerca di un posto introvabile.

Insomma, se davvero si realizzassero le opere in funzione delle vere urgenze della città da un lato e ci si impegnasse tutti a rispettare le regole comuni della circolazione dall’altro, si starebbe meglio tutti e Cagliari in primis sarebbe una città ancora più bella e vivibile.

Speriamo sempre in un miglioramento!

Grazie dell’attenzione».

Alessandro – Londra

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