Sono più di diecimila dietro le transenne, lungo le strade del centro, tra via Roma, il largo Carlo Felice, via Azuni, il Corso, via Sassari: tutti a salutare, a lanciare fiori, a cantare inni sacri, a pregare, a guardare in silenzio, a raccontare anche “scimproriu” mentre attendono il passaggio del Santo. “Non ho le scarpe adatte”, dice una turista di Ferrara all’amica accanto mentre insieme attendono il Santo nel Largo. “Non ho messo le calze, mi verranno le bolle ai piedi”. E’ gente semplice quella che va dietro al Santo. Applaude alla vista dei buoi che trainano il cocchio. E si pigia l’un con l’altro in piazzetta Sant’Efisio per avvistare con ansia il primo “spigolo” che esce dalla chiesa. E’ una moltitudine colorata e meravigliosa, che si commuove e ride. A cui viene un groppo in gola alla sola vista dei gruppi che sfilano con gli abiti tradizionali sardi e recitano il rosario. La Festa di Sant’Efisio, che da 367 anni si rinnova a Cagliari per celebrare il Martire guerriero che liberà il capoluogo dalla peste, è anche quella che si svolge dietro le transenne. Sia il primo maggio, quando il Santo comincia il pellegrinaggio, sia il 4 maggio, quando fa ritorno nella sue chiesetta di Stampace e si scioglie il voto.

Una Festa solenne per Efis: quasi uno spettacolo kolossal di orgoglio nazionale, di rara pompa, rara coreografia, rara magnificenza. Uno spettacolo asciutto, di nitore artistica, un rito grandioso per ringraziare il Santo più amato in Sardegna. In via Mameli si vede la testa di un ragazzino adolescente che sbuca dalle transenne. Il suo cruccio sono le scarpe nuove, snickers bianchissime, comprate per l’occasione. Sta attento che nessuno gliele sporchi, gliele pesti, “con quello che sono costate”. “Papà speriamo bene”

Quando il Santo è lontano, ridono a perdifiato. Sulla strettissima via Azuni, poco distante dalle chiesetta di Sant’Efisio, due signore ci sgridano subito dopo il rito di sa ramadura perché “avete pestato i fiori, quelli servono per accogliere il Santo non per voi”. Più avanti, sulla scalinata di Sant’Anna due anziane donne pigolano senza sosta, al loro fianco forse il marito di una delle due che alla domanda di una “Oh, cosa chiedi quest’anno al Santo?”, con un mezzo sorriso risponde “Che vi faccia star zitte almeno cinque minuti”. Perché la festa di Sant’Efisio è anche così: fatta di persone buffe, generose, fedeli e non. Si stringono le mani, si scambiano racconti, aneddoti e forse non si incontreranno più. Nel frattempo, però, va a finire che si dicono (anche) cose banali, bellissime e strampalate. “Ma il Santo è più bello di tuo marito”, dice una signora all’amica accanto. “Certo, tuo marito è il più brutto di tutti i nostri mariti”, replica l’altra. Poi lo stupore e la preghiera di un’altra signora anziana: “Ho chiesto a Efisio un lavoro per Marco”, che ha tutta l’aria di essere il figlio. “Ma non l’avevi già chiesto l’anno scorso?”, le domanda l’amica accanto. “No, in quell’occasione avevo chiesto una cosa per mio marito, ma non posso dirtela”. E ridono.

Seduti sulle tribune in via Roma, in terza o quarta fila, quella da cui migliore è il colpo d’occhio, ci sono tre persone un po' sgualcite dal tour de force che da Porto Torres le ha portate a Cagliari. “Non ho capito un granché, France’. Però possiamo dire che c’eravamo”. E con c’erano loro migliaia di fedeli, turisti e semplici curiosi. C’erano tutti anche quest’anno, dopo la ripartenza post Covid del 2022; tutti ad ammirare e pregare aspettando una Statua in processione e a chiedersi, tra uno scimproriu e una preghiera, che cos’è questo mistero di maggio.

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