Malaga-Roma-Cagliari. Due valigie, l’adrenalina che scorre ancora, il telefono da governare ed è difficile. Ma la Coppa dei sogni è già in viaggio per la Capitale.

Presidente Binaghi, come avete festeggiato?

«In campo. E poi, prima di andare con alcuni consiglieri federali a celebrare la Davis, siamo andati a salutare i giocatori mentre cenavano. Io sono stato un giocatore modesto, ma capisco quando è possibile andare a parlare con la squadra e quando invece vogliono stare da soli. Ma un saluto ci stava».

Partiamo dalle ultimissime: non andrete dal presidente Mattarella.

«Per ora no. Subito dopo aver ricevuto l’invito, insieme al ministro Abodi abbiamo provato a far coincidere date e impegni, ma i giocatori hanno l’urgenza di allenarsi all’aperto e sul veloce, prima della trasferta australiana. Ci vedremo prima della fine di gennaio. Mi ha colpito la nota del Quirinale, di sicuro qualcuno avrà giocato a denigrarci».

Ma c’era bisogno di suonarle così al povero Malagò…

«Suonarle? Non mi pare. Noi veniamo da una finale clamorosa a Torino, lo avete sentito? Siamo vice campioni del mondo della Davis femminile, lo avete sentito? Siamo reduci dall’edizione indoor di maggior successo dello sport italiano, lo avete sentito? Abbiamo fatto diventare gli Internazionali di Roma un torneo mondiale di 14 giorni, battendo tutti i record di incasso, lo avete sentito? Sinner ha vinto Montpellier, Toronto, Vienna e Pechino, il padel è un fenomeno incontrollabile. Avrebbe potuto almeno farci i complimenti, lo ha fatto solo ora e ringrazio i ragazzi che gli hanno fatto ritrovare un po’ di serenità intellettuale».

I maligni dicono che lei abbia dato una spallata alla poltronissima del Coni.

«Ma no, se la può tenere finché glielo consentiranno, ma sarebbe bello avere un presidente del Coni di tutti, che faccia i complimenti anche a quelli che la pensano in modo diverso da lui. E noi siamo fra quelli».

Pretattica: prima della finale, ha detto che eravamo sfavoriti e stanchi.

«Lo confermo, Sinner non riusciva ad alzarsi, è tornato a letto dopo colazione, domenica a mezzogiorno non stava in piedi. La più grande fortuna è avere un atleta così serio, che ama il lavoro, l’impegno e che non si risparmia».

Foro Italico, Atp Finals, poi la Davis: è l’anno di platino di Binaghi o il migliore sarà sempre l’anno prossimo?

«Non è il mio anno, è una classe dirigente che ha preso in mano la disciplina più disastrata d’Italia, eravamo poveri, brutti e cattivi, senza soldi e giocatori, con ampie fasce di corruzione all’interno del nostro sistema. Oggi siamo belli, con i migliori giocatori del mondo, e siamo ricchi perché abbiamo innescato un sistema positivo e redditizio. I privati e gli enti pubblici oggi sanno che miniera d’oro è il tennis. E i nostri atleti sono dei ragazzi straordinari, prima di essere dei campioni in campo».

Come si arriva a questo successo? Quanto conta il campione o nel nostro caso, il gruppo d’acciaio?

«Si arriva dicendo di no a tanta gente. Riuscendo a dire di no, questo deve fare un dirigente».

Alle Atp Finals di Torino lei pranzava e cenava con Petrucci, cosa bolle in pentola?

«Solo amicizia, riconoscenza nei confronti del nostro padre sportivo, di chi ci ha insegnato tanto».

Durante la premiazione di Malaga ha voluto che Nicola Pietrangeli posasse al fianco della squadra.

«Nicola è il meglio della nostra storia. Con i suoi difetti, ma è un galantuomo, un signore che al tennis ha dato molto di più di quello che ha preso».

C’è un passaggio – da Bologna a Malaga – in cui lei ha pensato “stavolta la prendiamo”?

«Mai, come spesso succede. Come con Paolo Rossi in Spagna o negli Europei di calcio, vinci in modo rocambolesco proprio l’edizione in cui avevi già perso. Avevamo detto lo scorso anno che volevamo vincere la Davis in quattro anni, siamo in anticipo di due».

Si è commosso parlando dell’Ingegnere, suo papà. Cosa le avrebbe detto?

«Per lui, come per gran parte degli italiani, la Coppa Davis era “la manifestazione”. Oggi è molto compressa, non dà punti, ma resta la Davis. Quando rientravo da una trasferta, aveva sempre un’attenzione maniacale ai dettagli. Avrebbe sorriso».

Sinner è un ragazzo realmente così a modo, così perfetto da qualsiasi parte lo si guardi? «Sinner non lo hanno capito bene in tanti. Lui è il giocatore di tennis più intelligente che io abbia mai conosciuto, con una educazione e una cultura del lavoro mai viste».

Lei è un tennista e conosce molto bene i meccanismi. Cosa significa cancellare tre match point a un numero uno del mondo così strutturato anche mentalmente?

«Non solo, è il giocatore più forte della storia. Un mostro che ha vinto tutto, sempre. E tu che lo batti in quel modo hai due palle enormi, sei un giocatore di livello eccezionale e per il tuo Paese riesci a dare oltre il massimo».

Chiudiamo con gli auguri di pronta guarigione alla capitana Garbin.

«Glieli ho già fatti pubblicamente. Sono stato il primo a sapere del suo problema di salute. Questa è una battaglia che vinceremo insieme. Lei lo sa».

© Riproduzione riservata