Era il primo agosto del 1976 quando Niki Lauda restava vittima di un grave incidente durante i primi giri del Gran Premio di Germania.

Il pilota austriaco era il campione del mondo in carica quando, terzo in gara al Nurburgring, stava percorrendo l'11esimo chilometro di una pista che allora era lunga quasi 23.

Alla ''famigerata'' curva Bergwerk, ai 230 all'ora, perse il controllo della Ferrari, che andò a sbattere a destra sulle protezioni e ritornò in pista, dove fu centrata da due vetture. La monoposto divenne un rogo: furono diversi i piloti a intervenire, ma fu Arturo Merzario ad estrarlo dall'abitacolo e a salvargli la vita.

Nei giorni immediatamente seguenti, tuttavia, le condizioni di Lauda rimasero molto critiche. Solamente il 5 agosto venne dichiarato fuori pericolo dai medici e tre giorni dopo lasciò l'ospedale di Mannheim, dove era ricoverato, per trasferirsi in quello di Ludwigshafen, specializzato nella cura delle grandi ustioni.

Decise di tornare al volante dopo solo 42 giorni dall'incidente, al Gran Premio d'Italia e fu di nuovo campione del mondo, nel '77 con la Ferrari e nell'84 con la McLaren.

Oltre alle fiamme che ne segnarono il volto per sempre, il pilota austriaco fu fiaccato dalle inalazioni dei velenosi fumi di benzina che evidentemente ne danneggiarono i polmoni. Quei polmoni che sul finire del 2018 fa lo costrinsero ad un trapianto. Lauda è morto a Zurigo il 20 maggio 2019: aveva settant’anni.

(Unioneonline/D)

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