Il movimento #MeToo? "Un'isteria collettiva, un'ipocrisia".

Sono queste le parole del regista franco-polacco Roman Polanski e contenute in un'intervista rilasciata al settimanale Newsweek.

A proposito del movimento nato a Hollywood contro le molestie e la violenza di genere, il regista 84enne ha specificato: "Mi sembra che sia un'isteria collettiva, di quelle che capitano di tanto in tanto nelle società".

"Questi fenomeni - ha quindi aggiunto - a volte prendono una piega più drammatica, come la Rivoluzione francese o la notte di San Bartolomeo in Francia, e talvolta sono meno sanguinosi, come nel 1968 in Polonia o il maccartismo negli Stati Uniti. Tutti, spinti principalmente dalla paura, stanno cercando di unirsi a loro. Mi ricorda la morte di un amato leader nordcoreano, che ha fatto piangere tutti terribilmente, e alcuni piangevamo così tanto che non potevamo fare a meno di ridere".

"Secondo me, è tutta ipocrisia", ha quindi concluso.

E alla domanda se guarda i film prodotti a Hollywood, la risposta di Polanski è lapidaria: "a volte, ma sono regolarmente così mostruosi che è persino difficile seguirli fino alla fine.

Polansky è stato espulso il 3 maggio scorso dall'Academy degli Oscar per le vicende - risalenti al 1977 - legate ad una sua relazione sessuale illegale con una minorenne di 13 anni. Ed è di queste ore la notizia che avrebbe citato in giudizio la stessa Academy.

In una lettera riportata da alcuni media l'avvocato del noto regista, Harland Braun, accusa l'Accademia di non aver rispettato né le proprie regole né le leggi della California, perché non ha permesso a Polanski di difendersi: "Non stiamo qui contestando il merito della decisione, ma piuttosto il palese disprezzo da parte dell'istituzione dei suoi stessi standard di condotta, così come le sue violazioni delle procedure richieste dal codice delle corporation californiane", ha scritto il legale.

(Unioneonline/v.l.)

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