Nella lista dei director che ciascun appassionato di cinema tiene con sé non può certo mancare la filmografia di Christopher Nolan, divenuto noto fra i tanti principalmente per la trilogia de “Il Cavaliere Oscuro” - in cui troviamo un Batman maturo e realistico come non lo si era mai visto sul grande schermo - ma anche per una nutrita serie di titoli ormai riconosciuti come dei cult, fra cui la sua opera prima “Memento”, il film fantascientifico “Interstellar” e il titolo a tema bellico “Dunkirk”. 

Sovrastati nelle ultime settimane dal fenomeno mediatico di “Barbie”, l’ultima pellicola di Nolan meglio nota come “Oppenheimer” ha dovuto sostenere un confronto non indifferente negli Stati Uniti, uscendo al cinema lo stesso giorno della rivale targata Mattel e suscitando un chiacchierio di massa dalle enormi dimensioni, oltre ad aver contribuito in modo rilevante alla fruizione da parte del pubblico dei suddetti titoli. 

Stando alle più recenti critiche, “Oppenheimer” - ormai uscito nelle sale in quasi tutto il mondo e in arrivo in Italia il 23 di agosto - verrebbe già accreditato come l’opera più matura e competente del regista, considerata da alcuni perfino come “Il film del secolo” e quasi certamente il titolo in cui il regista ha riposto il massimo dell’impegno e della dedizione. 

Ma pur con la sua fama di inguaribile perfezionista - vista l’accuratezza con la quale produce, dirige e scrive i suoi film, con fasi di riprese e post-produzione dai tempi lunghissimi - sembrerebbe che Nolan, oltre ad aver segnato il cinema del ventunesimo secolo, si sia lasciato dietro una serie di progetti che non hanno mai visto la luce. Di questi la rivista IndieWire ne individua ben tre.

Dopo l’uscita del thriller psicologico “Insomnia” nel 2002, Nolan cominciò a raccogliere alcune idee per un biopic ispirato alla vita di Howard Hughes - il produttore cinematografico americano appassionato di aviazione - concentrandosi principalmente sui problemi legati a un disturbo ossessivo compulsivo che l’avrebbero profondamente condizionato nel corso delle sue esperienze. Per le riprese Nolan pensava di coinvolgere come protagonista Jim Carrie, in quello che a detta del regista - come affermato nel 2007 a The Daily Beast - sarebbe stato il miglior film che avesse mai scritto. Sappiamo tuttavia che a un progetto molto simile lavorò anche Martin Scorsese, col suo “The Aviator” interpretato da Leonardo Di Caprio. Trovandosi indietro coi tempi rispetto al suo concorrente, Nolan fu spiacevolmente costretto ad accantonare lo sviluppo.

Il regista britannico si occupò di scrivere anche una sceneggiatura ispirata al romanzo “The key to the street” di Ruth Rendell del 1996. Basandosi su una storia che vede una donna investigare su misteriosi omicidi avvenuti fra i senzatetto di Regent's Park, Nolan avrebbe dovuto curare l’adattamento per conto di Fox Searchlight, ma considerato che - a detta sua - il film sarebbe sembrato troppo simile a un suo titolo uscito tempo prima, preferì rompere l’accordo e passare a lavorare per Warner Bros. 

Infine, il terzo progetto mai realizzato risalirebbe al 2009: avrebbe dovuto trattarsi del remake per il grande schermo di “The Prisoner”, serie fantascientifica scritta, ideata ed interpretata da Patrick McGoohan incentrata sulle vicende dell’agente segreto Number Six, ritenuta da molti la miglior serie mai concepita nel suo genere. Per motivazioni apparentemente oscure Nolan abbandonò presto il progetto, liberandosi di un potenziale remake che, di fatto, non avrebbe più trovato alcun sostituto.

Giovanni G. Scanu

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