Una vera conquista quella avvenuta al Festival di Cannes 2023 da parte di “Killers of the Flower Moon”. Con una standing ovation durata ben nove minuti, il film è già stato riconosciuto come l’opera di Scorsese più importante del secolo e l’interpretazione di Di Caprio meritevole della seconda statuetta agli Oscar. 

L’ambiziosa pellicola dalle atmosfere western, nonché uno dei film più lunghi di tutta la filmografia del cineasta, ha ricevuto dalla maggior parte dei critici - chiamati in questa sede ad esprimere un giudizio - il voto più alto in tutte le categorie, con alcuni che son giunti perfino a considerare il film come il migliore mai realizzato nel suo genere. 

Fra gli stessi fortunati spettatori che hanno assistito alla proiezione si son spese considerazioni a dir poco entusiastiche, usando non poche volte l’espressione “capolavoro” per riassumere rapidamente ma in modo convinto l’esperienza. La rivista di cinema online IndieWire ha elogiato in particolare la performance di Di Caprio - nel film in veste di protagonista -  considerandola la migliore interpretazione di tutta la sua carriera. 

Anche la rivista The Guardian con le sue cinque stelle ha assegnato un perfect score al film, elogiandolo in particolare per il suo modo unico di descrivere ed indagare le violente origini dell’America. Con queste prime, confortanti recensioni, “Killers of the Flower Moon” si preannuncia già come un successo destinato a lasciare un’impronta nel cinema a venire. 

Al momento il film continua a far parlare di sè nel corso del festival, rispetto agli incontri e alle programmazioni ad esso attinenti; ci si augura perciò che nell’attesa di una distribuzione più ampia il film possa continuare a macinare consensi. 

Proprio durante la recente conferenza stampa, Scorsese ha anche voluto esprimersi rispetto alla drammatica situazione che ancora intercorre tra Ucraina e Russia. Stabilendo un parallelismo con le tematiche affrontate nel suo ultimo film, il regista si è detto “molto nervoso”, in particolare per l’aggressività dimostrata dallo schieramento russo contro il suo avversario. Ha anche trovato spunto per dichiararsi a sostegno dei paesi in lotta per la democrazia e all’importanza della libertà di parola, da sempre indicatore di uno stile pieno e appagante. 

Quanto a Robert De Niro - anch’esso presente nella pellicola, come in buona parte di quelle firmate Scorsese - l’attore non ha perso occasione per puntare nuovamente il dito contro Donald Trump, tracciando stavolta un parallelismo tra la strage della comunità Osage descritta nel film e la triste morte di George Floyd, avvenuta proprio durante il mandato dell’ex presidente. 

Giovanni Scanu

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