Episodi di tosse improvvisa, respiro in affanno e sensazione di oppressione al petto. A determinare l’insorgere dell’asma è un restringimento delle vie aeree causato dall’esposizione a specifici fattori scatenanti. Chi ne soffre sa bene quanto sia essenziale, durante un attacco, assumere il farmaco adeguato che permette la rapida riapertura dei canali respiratori. Per questo, per prevenire la manifestazione del disturbo è necessario evitare quanto più possibile di esporsi agli elementi che provocano il problema. L’asma è una delle malattie croniche che insorgono comunemente durante l’infanzia. Tuttavia, il suo sviluppo può avvenire anche in età adulta. Nonostante la crescita dell’incidenza, è diminuito, grazie alla ricerca e alle nuove frontiere della medicina, il tasso di mortalità.

Ma che cosa succede quando si innesca un episodio di asma? Le vie aeree intrapolmonari - i bronchi - sono dei piccoli tubi nelle pareti muscolari. Le cellule che li rivestono possiedono alcuni recettori in grado di attivarsi in presenza di specifiche sostanze. Questo induce i muscoli a contrarsi o a rilassarsi, con una conseguente alterazione del flusso d’aria. La contrazione provocherà i classici sintomi del disturbo.

Tra i recettori coinvolti nella condizione asmatica ci sono i beta-andrenergici: sensibili a sostanze chimiche come l’epinefrina, sono responsabili del rilassamento muscolare: le vie aeree si dilatano e il flusso aumenta. I recettori colinergici, invece, reagiscono in presenza dell’acetilcolina, andando ad attivare la contrazione muscolare. Le vie si restringono e il flusso diminuisce. È proprio l’iperattività dei colinergici a provocare il più delle volte una reazione impropria della muscolatura liscia e la conseguente broncostruzione e secrezione di muco.

Le cause

Le cause dell’asma, tuttavia, non sono del tutto note. Si ritiene che alla base vi sia un’interazione fra più fattori a livello genetico, ambientale e nutritivo. In particolare, nel corso degli anni la medicina ha individuato una correlazione fra lo sviluppo infantile della patologia e le circostanze relative alla gravidanza, fra cui giovane età e malnutrizione della madre. Prematurità, basso peso alla nascita e allattamento artificiale possono rappresentare altri fattori di rischio. Attenzione anche agli allergeni ambientali o domestici, in grado di attivare la sensibilità dei recettori. Fra questi polveri sottili, pollini, acari della polvere, piumaggio o pelo di animali, secrezioni di scarafaggi. In questo caso di parla di asma allergica: gli allergeni si legano alle immunoglobuline, stimolando il rilascio di sostanze ad azione asmogena. Un’altra correlazione emersa è quella con una dieta povera di vitamine C ed E, oltre che di Omega 3, e quindi con l’obesità.

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Diagnosi efficace e trattamenti sicuri: come riconoscere e fare fronte alla problematica

La diagnosi di asma si ottiene attraverso specifici test di respirazione volti a verificare la funzionalità polmonare del soggetto, ovvero la capacità di contenere aria (volume polmonare) e l’entità e rapidità dell’espirazione.

I test di funzionalità polmonare

La valutazione viene effettuata mediante lo spirometro, uno strumento costituito da un boccaglio e da alcuni tubi connessi al dispositivo di rilevazione.

È fondamentale che durante il test il paziente tenga le labbra ben adese al boccaglio. Sul naso vengono applicate delle clip che fanno in modo che tutta l’aria emessa e immessa attraversi soltanto il cavo orale.

Al soggetto, in particolare, viene quindi chiesto di inspirare profondamente e poi espirare con forza e rapidità, mentre vengono registrati i dati relativi al volume di aria inalato ed espirato e alla durata del respiro.

Uno strumento utilizzato per misurare nello specifico la velocità di espulsione dell’aria è il misuratore del picco di flusso, all’interno del quale il paziente deve soffiare con tutta la forza che ha. Quando si è in presenza di asma di solito la capacità di espirare rapidamente è compromessa.

In ambito diagnostico si può anche optare per una spirometria associata ai test di stimolazione dei bronchi (test di reversibilità e della metacolina).

A ciò si può aggiungere un’indagine allergologica efficace, resa possibile da strumenti sempre più accurati, come anche l’analisi del dosaggio di FeNO, ovvero della quantità di gas (ossido nitrico) espirato. Con quest’ultimo si va a indagare in particolare la presenza di infiammazioni a livello bronchiale.

I farmaci più utilizzati

Una volta diagnosticata la problematica, i farmaci utilizzati per tenere sotto controllo le manifestazioni asmatiche sono i broncodilatatori, i corticosteroidi, gli inibitori dei leucotrieni, gli stabilizzanti dei mastociti, le metilxatine e gli immunodilatatori. Questi possono essere assunti per via orale, inalati o iniettati per via sottocutanea o endovenosa.

Il metodo più comune è quello dell’inalazione di formulazioni per aerosol o polverizzate. Nel primo caso il paziente dovrà coordinare l’inspirazione con l’attivazione dell’inalatore, mentre nel secondo il farmaco viene rilasciato soltanto a partire dallo sforzo del soggetto.

I broncodilatatori o beta-agonisti, noti per la loro confermata efficacia, hanno il compito di rilassare la muscolatura liscia bronchiale. A seconda della capacità d’azione si distinguono in beta-agonisti a breve, a lunga e a ultra-lunga durata. Queste ultime due tipologie vengono somministrate sempre e solo in combinazione con un corticosteroide per via inalatoria.

Un problema sottovalutato

Nonostante la disponibilità, la sicurezza e l’efficacia del trattamento, l’asma è una condizione ancora molto trascurata e sottovalutata.

Lo scarso ricorso alle cure - si stima che appena la metà dei malati segua adeguatamente le terapie - impatta sul peggioramento della situazione, aumentando l’esposizione a quei fenomeni noti come attacchi d’asma durante le ore notturne. Di solito, infatti, la condizione si manifesta alternando periodi di relativo benessere alle acutizzazioni.

Va valutata la funzionalità dei polmoni, esaminando volume e rapidità del respiro

In presenza della patologia, la capacità di espirare profondamente è compromessa

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Interpretare i segnali: la sintomatologia nelle varie forme

Fra le malattie croniche più comuni sviluppate durante l’infanzia c’è l’asma. Per diversi anni si è ritenuto che la patologia potesse colpire quasi esclusivamente i più piccini. Evidenze recenti, al contrario, dimostrano come a iniziare a soffrire di asma possono essere anche persone adulte e anziane. In genere, comunque, la problematica si presenta con più frequenza nei primi cinque anni di vita. In alcuni casi l’asma si risolve nel corso dell’infanzia, in altri il paziente continua a soffrirne anche una volta raggiunta l’età adulta.

Una diagnosi efficace, soprattutto nei piccini, è importante perché in tenera età il quadro sintomatico può fuorviare. Quello che può apparire come un sintomo di asma può per esempio rappresentare una problematica a sé stante: emblematico il respiro sibilante nei bambini e nei neonati. Se il suono acuto si presenta insieme a difficoltà respiratoria, tosse e oppressione del torace, è possibile che si tratti proprio di asma, mentre non tutti gli attacchi (lievi e gravi) manifestano il respiro sibilante. Le forme più lievi, soprattutto nei soggetti molto piccoli, possono per esempio generare soltanto tosse, che sopraggiunge di solito dopo uno sforzo fisico o un po’ di freddo. Nelle tipologie più gravi, invece, il flusso d’aria può essere talmente ridotto da non generare alcun suono. Mettere assieme i sintomi è fondamentale per arrivare alla diagnosi. Lo specialista, oltre alla prescrizione dei test specifici, verificherà anche se nell’anamnesi si indicano familiari con lo stesso disturbo o allergie. Se il bambino ha un genitore asmatico, la possibilità di sviluppare la problematica è del 25%.

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