"Tria s'è tramutato in Savona e Savona in Tria": è questa la sintesi, pare pronunciata da un ministro ma che molti attribuiscono a Conte in persona, che efficacemente riassume i mugugni del ministro agli Affari europei Paolo Savona, e che a centosettancinque giorni dalla nascita del governo trasforma l'uomo che spaventava Bruxelles e l'estensore del famigerato "piano B" di uscita dall'euro come il "principe" dei responsabili.

Il teorico del "cigno nero", colui che avrebbe dovuto indirizzare il Paese verso un'uscita dell'Italia dall'Europa in stile Brexit, mostra in queste ore tutte le sue perplessità, convinto, probabilmente, che i rischi di un'uscita dall'Europa siano superiori alle opportunità al punto da ventilare le sue dimissioni.

Nessuna conferma, dunque, sul fatto che lo scetticismo manifestato dal professore sardo fosse legato ad un suo interesse a prendere il posto di Tria. Piuttosto, la convinzione che "a questo punto" non sia sufficiente "cambiare soltanto la manovra".

Salvini da Cagliari rassicura: "Non penso – spiega il vicepremier - è uno degli assi portanti del governo. Oggi ho letto sui giornali che non parlo con Di Maio: veramente c'ho parlato pure stamattina...".

La cena di Conte con Juncker di sabato sarà decisiva e il premier cercherà di portare a casa una linea soft della Commissione proponendo interventi sulle riforme e preservando però il reddito di cittadinanza e Quota 100. Una partita importante della "guerra" d'Europa, con un giocare che potrebbe però decidere di abbandonare il campo.

(Unioneonline/v.l.)
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