Polemica al trentacinquesimo congresso del Psd’Az ad Arborea dopo la conferma per acclamazione del segretario uscente Christian Solinas e la rielezione di Antonio Moro, presidente uscente del partito, dopo varie contestazioni e il passo indietro del vicesegretario uscente Quirico Sanna.

L’esito del congresso lascia l’amaro in bocca a due dei tre consiglieri regionali sardisti, Piero Maieli e Gianni Chessa, che hanno deciso di «sospendere momentaneamente l’attività politica all’interno del partito».

«Sin dall'inizio dei lavori congressuali di ieri – scrivono in una nota – abbiamo mostrato numerose perplessità circa la riconferma della classe dirigente del partito. Classe dirigente cieca, poco democratica e priva di responsabilità politica. Nella giornata odierna, abbiamo assistito ad un Congresso che lascia l'amaro in bocca, composto da una classe dirigente che non ha fatto tesoro dalla recente sconfitta elettorale, non ha preso coscienza dell'attuale contesto politico, che non si è domandato il perché molti dei suoi tesserati, uomini validi e competenti hanno lasciato il partito, classe dirigente che rifiuta il confronto, il rinnovamento; una classe dirigente priva del senso di democrazia, responsabilità politica, morale e intellettuale. Un Partito, in balia della c.d. “vecchia guardia”, che rifiuta il confronto e il rinnovamento, che vuole distruggere e non costruire. Siamo certi di rappresentare una parte fondamentale dei sardisti che, anche grazie al personale risultato ottenuto alle recenti elezioni, vuole ed ha cercato durante tutti i lavori congressuali, di proporre una tesi alternativa alla continuità, alternativa a quella di chi ha perso confronti elettorali e credibilità. Il malcontento e il dissenso che noi oggi esprimiamo, non è il dissenso di pochi. Siamo certi che in un futuro, non molto lontano, anche altri sardisti, ispirati dal nostro stesso senso del dovere politico, prenderanno coscienza che il Psd'Az è un partito che deve essere rinnovato e ci seguiranno, per far capire, prima di tutto ai sardi che, noi non abbiamo mai agito e mai lo faremo, per ottenere e spartire prebende».

La replica

A stretto giro arriva la replica di Solinas: «Il 35° congresso nazionale del Psd’Az ha riaffermato con chiarezza il primato della politica e la centralità del partito anche riguardo alle condotte degli eletti nelle assemblee legislative ad incominciare da quella sarda – risponde –. E il tutto vale anche per gli onorevoli Maieli e Chessa che, come è noto, anche nel recente passato non hanno mai dimostrato una particolare attitudine all’integrazione nei diversi partiti a cui si sono avvicinati ed al rispetto delle regole elementari di una realtà associativa e verso i tanti che con il loro sacrificio, con la militanza disinteressata, hanno consentito loro di essere eletti e di andare a ricoprire i ruoli che possono vantare. Il PSdAz ha statuti e regolamenti, ha regole che da sempre hanno definito la cornice dei confronti e degli scontri, anche i più aspri della nostra storia. Nei congressi si presentano le tesi e ci si iscrive a parlare nei tempi e nei modi previsti: qui i sardisti sono tutti uguali. Chessa e Maieli invece hanno mostrato la pretesa feudale di potersi fare le regole a loro piacimento in quanto consiglieri regionali, come se avessero diritti da piedistallo. Ebbene, se il PSdAz esiste ancora dopo 103 anni è proprio perché non è mai stato un partito padronale, né mai lo sarà. I consiglieri regionali sono solo tra i più fortunati che devono rappresentare dentro le istituzioni con spirito di servizio la linea del Partito. Nello specifico, Chessa e Maieli non hanno presentato alcuna tesi congressuale nel rispetto dei regolamenti. Il Partito Sardo d’Azione, che invece è fatto fortunatamente da migliaia di militanti convinti che hanno sempre testimoniato disinteressatamente l'idea sardista, nella due giorni di lavori appena conclusi, ha dato prova di maturità e consapevolezza, sottraendo la scelta della linea politica e della propria dirigenza, dalle indebite pressioni, dai condizionamenti e dalle inutili forzature, tentate dai due consiglieri regionali che sembrano soltanto volere le mani libere per gestire a proprio piacimento alleanze e potere, alimentando la propria autoconservazione nel guscio comodo del partito. Il Psd’Az da oggi è più forte e più unito perché ha ritrovato il coraggio di scegliere la coerenza alla propria storia più che restare ostaggio delle intemperanze e delle convenienze di qualche aspirante baronetto, che da oggi dovrà cercarsi un feudo perché la nostra è e resta una Repubblica libera e indipendente».

(Unioneonline/D)

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