Si annuncia per essere il confronto più entusiasmante degli ultimi tempi anche per la sola circostanza di vedere contrapposte le due donne leader del panorama politico italiano. L’una, quale espressione della maggioranza di Governo, e, l’altra, quale espressione del Partito maggioritario di opposizione, il Partito Democratico, e potenziale federatrice della sinistra dei nostri giorni se vogliamo considerare le parole di Romano Prodi: Giorgia Meloni ed Elly Schlein per intenderci.

Nulla quaestio sul punto, se solo non fosse che siffatto confronto parrebbe forse giungere troppo tardi rispetto alla assunzione delle decisioni di maggiore pregnanza per il Paese cristallizzate in Legge di Bilancio (tale sembrerebbe l’impressione che parrebbe ritrarsene) e destinato, piuttosto, volenti o nolenti, ad incidere sul dipanarsi delle dinamiche di carattere strategico legate alle vicinissime competizioni elettorali di rilievo europeo, rispetto alle quali le due donne leader potrebbero, al di là dei nodi ancora da sciogliere sulla opportunità di una decisione di tal fatta e sui dubbi ancora esistenti, e stando a quanto si è potuto apprendere dai vari media nazionali anche solamente in linea di ipotesi, mettere in gioco la propria personale candidatura quali capoliste con ogni conseguenza del caso. Tanto più allorquando si consideri che la carica di parlamentare europeo sia, come di fatto è, incompatibile tanto con il ruolo di Presidente del Consiglio dei ministri quanto con quello di deputato/a nel Parlamento italiano. E ancor di più allorquando una decisione di tale consistenza, financo sul piano semplicemente logistico, potrebbe probabilmente essere percepita dai più, ossia dai potenziali elettori, quale inequivoco segnale di reciproca debolezza siccome, nel breve termine, sarebbe del tutto idonea ad incidere, modificandoli, non solo sugli equilibri interni dei Partiti di appartenenza, ma anche su quelli delle rispettive coalizioni di riferimento.

E pertanto, se anche, da ambo le parti (e l’ipotesi ha puro e semplice valore argomentativo), pure attraverso il confronto tra leader, si voglia cercare di sfruttare il consenso di cui le medesime paiono godere nel tentativo di ritrarne un chiaro vantaggio elettorale, il rischio, come pure da più parti evidenziato, sarebbe quello di accentrare le sorti della competizione stessa sulla loro persona, interpretata quale figura di spicco, andando con buona verosimiglianza a mortificare la posizione dei vari membri candidati dei rispettivi Partiti parimenti validi.

Sul piano delle ipotesi, tuttavia, sembrerebbero ancora troppo ampi gli spazi di riflessione, e malgrado il tempo stringa potrebbe essere ancora presto per tirare le somme, e il confronto tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein sembrerebbe fungere da evento mediatico “pilota”. Se, per un verso, Elly Schlein, con buona verosimiglianza, potrebbe insistere sulla importanza di offrire riscontri concreti sul piano del sociale per azzerare le diseguaglianze emergenti pure attraverso operazioni stringenti di adeguamento salariale, certamente Giorgia Meloni, per l’altro verso, potrebbe probabilmente replicare osservando la necessità di intervenire sul contesto sociale attraverso l’incremento dei livelli di occupazione e facendo valere le argomentazioni già offerte in sede di conferenza stampa di inizio anno.

Quindi, forse, al di là dell’attesa, e di ogni aspettativa ad essa riconducibile, la potenziale assenza di novità sui temi del confronto e sulle azioni da portare avanti nell’interesse comune potrebbe andare a deludere le aspettative di quanti, dal confronto stesso, attendano segnali di cambiamento concreto per l’intero Paese. Il nodo centrale e totalizzante da sciogliere sempre nel contesto dell’attesissimo confronto forse dovrebbe essere altro: ossia in che modo le due donne leader del panorama politico italiano sapranno reinterpretare il ruolo e la funzione dei rispettivi partiti di riferimento i quali, al di là delle ideologie di fondo, parrebbero necessitare di un riformismo attivo e fattivo idoneo a rispecchiare e riflettere i mutamenti intervenuti e che interverranno nel contesto della società civile.

Sarebbe necessario offrire segnali concreti di progressismo da ambo le parti attraverso la rivisitazione di quelle che fino ad oggi sono state le linee direttrici dei singoli Partiti e delle rispettive coalizioni. La società è in continuo divenire e la politica deve rivelarsi pronta a recepirne i mutamenti interpretandoli e traducendoli in interventi concreti.

L’impressione che se ne ritrae alla osservazione della realtà contingente potrebbe verosimilmente tradursi nella necessità di offrire una immagine nuova in chiave evolutiva del Paese Italia, idonea a renderla realmente competitiva a livello europeo, ed interessante sul piano internazionale attraverso un programma di intervento nei vari settori saldamente realizzabile nel breve, medio e lungo termine. Il Tempo, come sempre, è Signore. E dal prossimo confronto tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein si potrà iniziare a tirare le somme di quello che potrebbe essere il prossimo futuro del Paese Italia.

Giuseppina Di Salvatore

(Avvocato – Nuoro)

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