Mille e diciasette giorni a Palazzo Chigi. Renzi, prende atto della sconfitta referendaria, la sfida più importante del suo esecutivo e annuncia le dimissioni, concludendo l'esperienza del quarto governo della Repubblica per durata, con queste parole "l'esperienza del mio governo finisce qui", cadendo proprio sul tema che lo aveva visto in prima fila, quello della riforma costituzionale: "Volevo tagliare le poltrone, non ce l'ho fatta: la poltrona che salta è la mia", ha detto poco dopo la mezzanotte il premier uscente.

L'INCARICO - Arrivato alla presidenza del Consiglio il 22 febbraio del 2014, in sostituzione di Enrico Letta, il suo esecutivo si ferma ai piedi del podio dei governi più longevi dal 1948 a oggi. Meglio di lui, per durata, solo due governi guidati da Berlusconi - il II, dall'11 giugno del 2001 al 23 aprile del 2005, in carica per 1412 giorni e il Berlusconi IV, che resiste 1287 giorni, dall'8 maggio 2008 al 16 novembre 2011. Terzo governo più longevo invece appartiene alla prima repubblica, guidato da Bettino Craxi (I), con il leader socialista che resta a Palazzo Chigi dal 4 agosto 1983 al 1 agosto 1986: un totale di 1093 giorni.

Il Governo Renzi, che oggi termina la sua esperienza è stato il 63esimo ella Repubblica Italiana, il secondo della XVII legislatura. Matteo Renzi ricevette l'incarico di formare un nuovo governo dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 17 febbraio 2014, tre giorni dopo le dimissioni di Enrico Letta.

LA FIDUCIA - Il 21 febbraio Renzi accetta l'incarico e presenta al Quirinale la lista dei ministri. Doppia fiducia a Camera e Senato, con 169 voti favorevoli e 139 contrari a Palazzo Madama e 378 voti favorevoli, 220 contrari e 1 astenuto a Montecitorio. L'esecutivo, in questi quasi tre anni è stato formato da 15 ministri, di cui 13 con portafoglio e 2 senza, 43 invece i sottosegretari di Stato, tra cui 8 viceministri. Nel tempo hanno lasciato quattro ministri: Federica Mogherini e Maria Carmela Lanzetta, entrambe del Pd, Maurizio Lupi di Ncd e Federica Guidi.

LE RIFORME - Il suo esecutivo punta alle riforme sin dall'insediamento. E Renzi inizia subito a mettere in cantiere nuove norme, a partire dal decreto 'sblocca Italia', che prevede la ripartenze di grandi opere, con la riapertura dei cantieri pubblici e il settore edilizio per arrivare alla riforma costituzionale, che porta il nome della ministra per le Riforme, Maria Elena Boschi e che lo ha visto 'bocciato' dalle urne questa sera, una riforma che punta dritto alla fine del bicameralismo perfetto e alla nascita di un Senato senza più la prerogativa di dare la fiducia al governo. Nell'aprile del 2014 Renzi firma per gli 80 euro in busta paga per i lavoratori dipendenti. Un 'bonus', destinato a diventare fisso che, sottolineano gli avversari di Renzi, arriva, non a caso, a ridosso del voto per le europee di aprile che vede il Pd trionfare.

IL JOBS ACT - La riforma del lavoro, con il Jobs Act, vede il governo impegnato a ridisegnare il mercato dell'occupazione, tra il 2014 e il 2015. Si tratta di nove decreti legislativi, che hanno introdotto i contratti a tutele crescenti, la riforma degli ammortizzatori sociali, il riordino dei contratti e misure per la conciliazione della vita-lavoro. Inoltre sono arrivate nuove norme per la cassa integrazione, il decreto sulle politiche attive e la semplificazione degli adempimenti connessi al rapporto di lavoro e le attività ispettive.

L'ITALICUM - Altra novità del governo Renzi è la nuova legge elettorale, l'Italicum, che sostituisce il Porcellum, ma su cui pesa il rischio di bocciatura della Consulta e che è diventato una delle spine del fianco del governo Renzi, anche per le critiche nate all'interno del Pd per il rischio ventilato del combinato disposto tra legge elettorale e riforma costituzionale.

LE UNIONI CIVILI - Infine Unioni civili e riforma della pubblica amministrazione, appena licenziata. Con la legge Cirinnà vengono regolate le forme di convivenza di coppia, basata su vincoli affettivi ed economici, alla quale lo Stato riconosce uno status giuridico analogo, per molti aspetti, a quello conferito dal matrimonio. Per la Pubblica amministrazione, tra le novità il riordino della dirigenza e il Testo unico sui servizi pubblici locali e le norme per il riordino delle Camere di commercio. Tra le riforme rimaste in sospeso quella sulla giustizia, con la norma che, per ora, è ferma alle linee guida.
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