Si è tenuta al Nazareno la direzione nazionale del Pd, una vera e propria resa dei conti dopo il flop elettorale da cui dovrebbe venire fuori la linea dei dem sulle ormai imminenti consultazioni al Colle in vista della formazione del nuovo governo.

Non si è presentato Matteo Renzi, che ha affidato a Orfini una scarna lettera in cui formalizza le dimissioni dal partito: "Preso atto dei risultati elettorali rassegno le mie dimissioni. Ti prego di convocare l'Assemblea, in quella sede spiegherò le ragioni delle dimissioni", si legge nella missiva dell'ex premier. "Ma non mollo", ha aggiunto rivolto ai suoi sostenitori nella enews quotidiana.

L'Assemblea, ha spiegato Matteo Orfini, deve essere convocata entro 30 giorni.

L'INTERVENTO DI MARTINA - Ora la reggenza del partito passa al vicesegretario Maurizio Martina, che traghetterà il Pd fino al nuovo segretario, che verrà scelto dagli iscritti o - ipotesi più probabile - tramite primarie.

Il politico bergamasco ha esordito chiedendo unità: "Guiderò il partito con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze".

Ha poi lanciato la sfida: "L'Assemblea nazionale di aprile anziché avviare il congresso e le primarie dovrebbe dar vita a una Commissione di progetto per una fase costituente e riorganizzativa".

Ha inoltre chiarito la posizione del partito in merito al dopo-elezioni, ribadendo la linea di Renzi: "Staremo all'opposizione, ora tocca a 5 Stelle e Lega". E si è rivolto direttamente ai due vincitori delle elezioni: "Ora non avete più alibi, il tempo della propaganda è finito. Cari Di Maio e Salvini, prendetevi le vostre responsabilità: i cittadini vi hanno votato per governare, ora fatelo".

La relazione di Martina è stata approvata senza voti contrari ma con sette astenuti, probabilmente di area vicina a quella del governatore della Puglia Michele Emiliano.

GLI ALTRI INTERVENTI - A prendere la parola nella prima direzione Pd dopo il voto del 4 marzo è stato anche il ministro dei Trasporti Graziano Delrio, che ha chiesto al partito un'opposizione "seria, responsabile, costruttiva".

Intervenuto anche Andrea Orlando, sconfitto nelle ultime Primarie contro Renzi, che ha sottolineato l'importanza della collegialità e la necessità di ricucire i rapporti all'interno del partito.

Gianni Cuperlo, che non si è candidato nell'ultima tornata elettorale, ha poi parlato degli errori del passato: "Va azzerato non solo il segretario ma tutta la segreteria e un intero gruppo dirigente. Va costituita subito quella collegialità che coinvolga la ricchezza di quel pluralismo che è mancato nella ferita di quell'ultima notte trascorsa in questa sala sulla composizione delle liste. Dopo verrà il resto".

GENTILONI: "RENZI ESEMPIO DI STILE" - Anche il premier Paolo Gentiloni ha preso posizione sulle ultime vicende del Partito democratico.

"Le dimissioni di Matteo Renzi esempio di stile e coerenza politica. Dalla sconfitta il Pd saprà risollevarsi, con umiltà e coesione. Ora fiducia in Maurizio Martina", ha twittato dopo la conclusione della direzione Pd.

(Unioneonline/L-F)
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