I diritti civili torneranno nell’agenda politica negli ultimi dieci mesi di legislatura. 

Ne è convinto il segretario del Pd Enrico Letta, che fa riferimento in particolare al ddl Zan, una ferita ancora aperta dopo che il Senato a ottobre affossò il disegno di legge che estende i reati d'odio razziale, etnico o religioso, alle discriminazioni verso omosessuali, donne o disabili.

Appena trascorsi i sei mesi di "congelamento" previsti, i dem hanno ripresentato il testo identico a Palazzo Madama. Ma incontrerà ancora l’ostruzionismo, della Lega in primis. "Letta ha detto che le sue priorità sono ius scholae e ddl Zan. Lo rispetto - ha osservato Matteo Salvini -, ma per me la priorità è lavoro, lavoro, ancora lavoro".

Eppure Alessandro Zan spera questa volta di trovare gli spazi di mediazione con cui si arrivò all'approvazione in prima lettura alla Camera nel novembre 2020: "Purché non ci venga chiesto di stravolgere l'impianto della legge - ha chiarito lo stesso Zan, durante la prima delle Agorà democratiche per rilanciare il ddl, a Milano -. Confido che chi ha votato contro, con il voto segreto, dopo aver visto quell'applauso orribile e osceno che ha fatto il giro del mondo e che ci ha fatto vergognare di essere italiani possa cambiare idea. Alcuni mi hanno già detto chiaramente che hanno cambiato idea".

Il Pd "non defletterà", garantisce Letta, che ha ancorato il giudizio sulla sua segreteria anche all'approvazione di una nuova legge sulla cittadinanza. Pure in questo caso, però, fra centinaia di emendamenti e l'ostruzionismo della Lega, si procede più che a rilento in commissione Affari costituzionali alla Camera. "Ne parliamo quando calano le bollette, il tasso di disoccupazione, la tassazione sulle imprese e la criminalità - ha detto la leader di FdI Giorgia Meloni -. E parliamo del perché non vi basta che l'Italia sia la seconda Nazione d'Europa per cittadinanze concesse".

Anche il ddl sul fine vita è in stallo dopo l'intesa con cui il centrodestra ha ottenuto di esaminare in Senato un provvedimento sugli stupefacenti, frenando così a Montecitorio la discussione di quello sulla cannabis, perché per regolamento le due Camere non possono affrontare contemporaneamente gli stessi temi.

(Unioneonline/D)

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