La precisione del voto meritato
di Nicola LeccaC agliari, 1990. Nella quarta ginnasiale del liceo classico Dettori è giorno di interrogazione.
Ansia. Tensione. Soprattutto fra chi il latino lo odia e lo studia a malincuore.
Marilena Scano - una professoressa di lettere, soprannominata da tutti gli alunni “la Senis” per il cognome che aveva assunto da sposata - chiama alla cattedra quattro allievi. Due ragazzi e due ragazze.
È una donna giusta, corretta. Non fa preferenze. Non si accanisce con chi le va meno a genio. Né privilegia coloro che, in cuor suo, segretamente predilige.
Per questo è considerata merce rara ed è molto stimata da tutti. Colleghi inclusi.
Nata a Morgongiori - un piccolo paesino dell'oristanese che, all'epoca, poteva vantare 1.500 abitanti, ma oggi ne conta poco più della metà - Marilena Scano Senis porta un paio d'occhiali con le lenti scure perché, proprio come Alessandro Magno e David Bowie, ha gli occhi di colore diverso, ma preferisce tenere per sé quella preziosa particolarità del suo sguardo.
Durante l'interrogazione, come sempre, si dimostra estremamente scrupolosa: e, pur di assegnare a ciascuno il voto più giusto possibile, s'annota su striscioline di carta tutte le domande fatte e le impressioni suscitate a caldo dalle risposte ricevute.
Alla fine, il verdetto - frutto di lungo pensamento - rivela sempre una precisione microscopica. Da vera e propria scienziata del voto.
“Sei e mezzo”. “Sette meno”. “Sette meno meno”. E, perfino, “Tra il sei e mezzo e il sette meno meno”.
«Ma…cosa c'è tra il sei e mezzo e il sette meno meno»? - le domanda incredulo uno degli alunni.
«Tra il sei e mezzo e il sette meno meno c'è il voto che hai meritato. Quello esatto. Quello più giusto possibile» - gli risponde la professoressa Senis lasciando tutti a bocca aperta e stupefatti.