Ilaria Salis, l'insegnante 39enne di origini sarde detenuta da quasi un anno in carcere a Budapest con l'accusa di aver aggredito due neonazisti, rischia 11 anni di carcere.

Questa la pena che propone la Procura nell'atto di rinvio a giudizio, ha detto all'ANSA l'avvocato che sostiene la difesa, Gyorgy Magyar. Salis, ha aggiunto, soffre le condizioni di carcerazione estrema cui è sottoposta, «la sua detenzione sotto stretta sorveglianza, l'impedimento per molto tempo dei contatti con la famiglia e le autorità italiane. È trattata come un terrorista internazionale pericoloso».

Le richieste che Ilaria Salis potesse scontare la pena ai domiciliari in Italia sono state rifiutate da parte delle autorità ungheresi, ha confermato ancora l'avvocato.

«La mia assistita – prosegue – si dichiarerà all'udienza preliminare non colpevole, così è sicuro che il processo continuerà con udienze di merito. All'udienza di lunedì, Ilaria dirà di non aver commesso gli atti gravi che le sono imputati e che comportano sanzioni così pesanti. È in dubbio lo stesso fatto che fosse presente alle aggressioni in questione, o che sia intervenuta incontrando i neonazisti. L'atto di rinvio della Procura è privo di fondamento e non ci sono prove nemmeno per il concorso in associazione per delinquere, presenteremo le nostre prove. È abbastanza bizzarro – la conclusione - che, in Ungheria, i neonazisti passeggiano su e giù liberamente, mentre gli antifascisti sono trattati con estrema severità dalle autorità».

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