«Sono trattata come una bestia al guinzaglio», «da tre mesi sono tormentata dalle punture delle cimici nel letto», «l'aria è poca, solo quella che filtra dallo spioncino».

Sono questi alcuni dei passaggi del memoriale che Ilaria Salis, l’insegnante di origini sarde in carcere a Budapest da quasi un anno, ha scritto di suo pugno e fatto arrivare il 2 ottobre scorso al consolato italiano per farlo avere al suo avvocato italiano, mostrato ieri sera da La7.

Il testo, che descrive una situazione segnata da condizioni igieniche precarie e scarsa alimentazione, è stato scritto quando Salis era in carcere da otto mesi e non aveva avuto ancora la possibilità di parlare con il suo avvocato italiano. «Gli avvocati ungheresi - afferma fra l'altro la donna riguardo alle sue condizioni - dicono che non si può fare niente».

Intanto si mette in moto la strategia del governo per risolvere il caso della 39enne: non può tornare subito in Italia, ma un suo trasferimento agli arresti domiciliari a Budapest è il primo passo affinché, grazie alle norme europee, possa lasciare l'Ungheria. Un percorso che comunque non sarà facile. E a Bruxelles la premier Giorgia Meloni incontra l’omologo ungherese Viktor Orban. «Ho raccontato nei dettagli» il caso, ha detto Orban parlando con i cronisti al termine dell'incontro con la presidente del Consiglio. «Le ho detto che la magistratura non dipende dal governo, ma dal Parlamento. L'unica cosa di cui sono legittimato a fare è fornire i dettagli del suo trattamento» in carcere «e esercitare un'influenza perché abbia un equo trattamento, tutti i diritti saranno garantiti». Poi l’attacco: «Salis ha potuto fare delle telefonate e non è stata isolata dal mondo. Non è corretto dire così». 

Il padre di Ilaria, Roberto Salis, aveva già risposto duramente all’intervento del suo portavoce: «Ci sono dei fatti che sono al di là delle parole, per cui non c'è bisogno di commentare più di tanto».

(Unioneonline/D)

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