Nuova udienza oggi, dopo la pausa estiva, del processo in corso a Palermo sulla trattativa Stato-mafia.

Nell'aula bunker del carcere dell'Ucciardone, il generale Mario Mori, imputato per violenza o minaccia a corpo politico dello Stato, sta facendo dichiarazioni spontanee: "Vito Ciancimino (l'ex sindaco di Palermo, ndr) non contribuì in alcun modo alla cattura di Totò Riina", ha detto, smentendo quanto affermato fino a poco tempo fa da Massimo Ciancimino, il quale aveva raccontato: "Per fermare le stragi bisognava prendere Riina, mio padre ne era convinto. I carabinieri a quel punto capiscono che l'interlocutore mafioso diventa Provenzano e che in cambio gli si sarebbe dovuta garantire la libertà perché lui era l'unico che avrebbe potuto portarci a Riina".

Per Mori, invece, tutto ciò sarebbe stato impossibile, poiché l'ex sindaco è stato arrestato il 18 dicembre 1991, mentre Riina il 15 gennaio del '93; "Se Ciancimino - ha aggiunto il generale - avesse potuto e ne avesse avuto il tempo, ci avrebbe messo sulla pista giusta perché aveva ormai capito che solo un contributo di quella importanza gli avrebbe consentito di mantenere lo stato di libertà che era per lui la ragione e il senso stesso della vita. Da qui il passo successivo a una collaborazione piena sarebbe stato un fatto possibile".

Mori ha poi ribadito come tra il Ros e l'ex sindaco Ciancimino non ci sia stata alcuna trattativa. "Per trattativa io intendo una negoziazione che presuppone un dare a un avere - ha spiegato - Se questo è il senso che si vuole attribuire ai miei contatti con Vito Ciancimino, allora siamo proprio fuori tema.

Io volevo solo, ma non era poca cosa per quei tragici momenti, avere notizie a informazioni su Cosa Nostra".

Per Mori, dunque, "Ciancimino era solo una potenziale fonte informativa".

Interrogato anche Saverio Masi, attualmente capo scorta del pm Antonino Di Matteo; in passato il testimone aveva denunciato di essere stato "ostacolato nella cattura prima di Bernardo Provenzano e poi di Matteo Messina Denaro dai suoi superiori", nel periodo in cui era in servizio al Nucleo Investigativo del Comando provinciale di Palermo e oggi ha confermato la sua versione, raccontando anche un altro episodio.

Prima dell'arresto di Provenzano, un capitano dei carabinieri gli avrebbe detto di non insistere sulla cattura del boss di Corleone: "Noi non abbiamo nessuna intenzione di prendere Provenzano - sarebbero state le parole usate - Non hai capito niente allora? Smettila di rompere i c...i. A me non me ne frega niente di arrestare Provenzano. Ti serve il posto di lavoro per tua sorella? Te lo diamo ma non rompere più".
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