Un 60enne è morto all'ospedale San Camillo di Roma dopo essersi sottoposto a un'operazione di trapianto di cuore.

Sulla vicenda la procura di Roma ha aperto un'inchiesta per omicidio colposo, dopo che il medico legale ha affermato che il cuore trapiantato non era sano. Ipotesi smentita subito dal direttore del Centro nazionale trapianti.

Il fascicolo è stato trasferito a Milano per competenza territoriale, dato che il cuore veniva dall'ospedale San Raffaele.

L'uomo è deceduto per un arresto cardiocircolatorio a distanza di 48 ore dall'intervento.

Sembra che il donatore fosse un uomo di 50 anni che aveva avuto un attacco di cuore.

"Stiamo compiendo verifiche interne per ricostruire l'accaduto. In questo momento stiamo mettendo insieme tutti gli elementi per ricostruire la vicenda", fanno sapere dall'ospedale milanese.

LORENZIN - "Si tratta di una notizia gravissima" ma anche "singolare per un sistema come quello italiano", ha commentato il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha annunciato "immediate procedure di controllo e verifica".

In Italia, ha spiegato il ministro della Salute, "con il Centro nazionale trapianti abbiamo procedure di massima sicurezza fra le migliori al mondo. Mi sembra uno di quegli errori tragici, ma anche inaccettabili. Vedremo se ci sono state delle falle e agiremo di conseguenza".

IL CENTRO NAZIONALE TRAPIANTI - "Il cuore trapiantato nell'uomo che è deceduto era risultato normale, cioè nelle condizioni di essere trapiantato". Lo ha dichiarato il direttore del Centro nazionale trapianti (Cnt) Alessandro Nanni Costa. "Il donatore aveva auto un arresto cardiaco in una piscina - ha detto - ma successivamente aveva ripreso a battere normalmente". I danni cerebrali ne avevano però causato la morte.

I controlli avevano poi verificato la normale funzione cardiaca e il trapianto era avvenuto nei tempi stabiliti.

(Redazione Online/F-L)
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