Si indaga sul caso del detenuto che ieri ha aperto il fuoco nel carcere di Frosinone con una pistola che gli sarebbe stata inviata addirittura con un drone.

E’ successo nel pomeriggio, come ricostruisce Donato Capece, segretario generale del Sappe: “Un detenuto napoletano di 28 anni, ristretto in Alta Sicurezza per reati connessi alla criminalità organizzata - camorra -, una volta autorizzato ad uscire dalla cella per fare la doccia ha puntato una pistola in faccia al poliziotto penitenziario e si è fatto consegnare le chiavi delle altre celle altrimenti lo avrebbe ammazzato. Poi ha raggiunto le celle di altri detenuti (napoletani e albanesi), che nei giorni scorsi lo avevano minacciato e picchiato, e, dopo avere tentato inutilmente di aprirle, ha sparato all'interno tre colpi di pistola”.

A quanto pare nessuno è stato colpito.

Dopo gli spari il 28enne “ha chiamato il suo avvocato che lo ha convinto a consegnare la pistola al personale di Polizia Penitenziaria prontamente accorso. Cosa che ha fatto, non prima di ingoiare la sim card del telefonino. Assurdo e incredibile".

LE REAZIONI – Secondo Leo Beneduci, segretario del sindacato Osapp, "il fatto è di una gravità inaudita e probabilmente solo il caso fortuito non ha portato a più gravi conseguenze". "Mentre attendiamo invano da mesi che la ministra Cartabia batta un colpo – il commento di Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria – nella casa circondariale di Frosinone i colpi arrivano, ma dalla pistola in possesso di un detenuto verosimilmente introdotta con un drone. A questo punto, crediamo che serva costituire una vera e propria unità di crisi magari sotto l'egida di Palazzo Chigi" perché "le carceri sono fuori controllo" e "dal ministero continuano a mostrarsi inermi e inerti".

"Non possiamo accettare - afferma Stefano Branchi, Fp Cgil - una situazione così aberrante, il sistema penitenziario è ormai inevitabilmente compromesso. Carenze organiche, di strumenti, di formazione, di risorse e strutture obsolete sono ormai la punta dell'iceberg che portano ormai a ricadute sempre più frequenti e preoccupanti". Per Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato di Polizia penitenziaria Spp, "il carcere è diventato il luogo di regolamento dei conti a colpi di pistola tra affiliati alla criminalità organizzata. Se non interverranno misure immediate, tra le quali il potenziamento di mezzi e personale, torneremo indietro agli anni bui dei terroristi detenuti".

(Unioneonline/D)

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