Il conflitto in Ucraina ha fatto riemergere la paura di incidenti alle centrali nucleari, per questo il governo ha deciso di accelerare sull’adozione del Piano nazionale per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari che dovrebbe essere approvato a breve.

“A seguito di un incidente severo a una centrale nucleare – si legge nella bozza - e sulla base di valutazioni dosimetriche, si può presentare la necessità di intervenire per ridurre l’esposizione a radiazioni ionizzanti. L’esposizione può avvenire in modo diretto (inalazione da aria contaminata, irraggiamento diretto da suolo e da nube), a seguito del passaggio della nube radioattiva o in modo indiretto, per inalazione o ingestione di alimenti e bevande contaminati”.

Le misure protettive dirette, da attuare subito dopo l’eventuale incidente sono il “riparo al chiuso” con l’indicazione alla popolazione di “restare nelle abitazioni con porte e finestre chiuse e i sistemi di ventilazione o condizionamento spenti, per brevi periodi di tempo, con un limite massimo ragionevolmente posto a due giorni”.

Non solo. Anche “iodioprofilassi”, monitoraggio della contaminazione personale, controllo della filiera produttiva con la definizione di eventuali restrizioni alla commercializzazione di prodotti agroalimentari, e limitazione all’importazione di beni e derrate alimentari.

La bozza del piano, firmata dal capo della Protezione Civile Fabrizio Curcio, consiste in 3 fasi, considerate in base all'evoluzione dello scenario incidentale considerato. Inoltre il piano è tarato su varie tipi di incidente con differenze tra un impianto posto entro 200 km dai confini nazionali e uno oltre quella distanza oppure per un incidente in territorio extraeuropeo.

Nell'ultima delle tre fasi, definita "di transizione", sono avviate le azioni di rimedio e di bonifica dei territori contaminati, e la gestione dei materiali contaminati prodotti durante l'emergenza.

(Unioneonline/L)

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