Lo scivolone sul carabiniere a suo dire "bellissimo" che "non ha proprio bisogno di stuprare" gli è costato titoli di quotidiani e polemiche di giorni.

Senza contare le accuse di sessismo, legate anche alle domande formulate nell'incidente probatorio davanti al gip, e gli insulti di varia natura ricevuti sui social network.

Giorgio Carta, l'avvocato cagliaritano con studio a Roma e Milano che assiste il militare Pietro Costa (32 anni, accusato assieme al collega appuntato Marco Camuffo, 44, di aver violentato due studentesse americane a Firenze), replica respingendo "ricostruzioni inesatte" sulle sue dichiarazioni, nega di aver chiesto a una delle vittime se quella sera indossasse gli slip e sottolinea: "La giornalista che mi ha intervistato ha tagliato la mia risposta proprio nel punto in cui aggiungevo che anche i belli, ovviamente, possono rendersi responsabili di uno stupro".

Ammetterà che si è trattato di una frase inopportuna.

"È ridicolo vedere che, secondo alcuni, la mia strategia difensiva si sia basata su quella frase. Come se avessi già fatto l'arringa, che invece sarà ben diversa. Intendevo dire che il mio assistito non ha commesso alcuno stupro, a meno che si voglia dubitare della mia intelligenza. Sarei piuttosto naif come avvocato".

Un tempismo notevole: ha tirato fuori un argomento del genere proprio a ridosso della giornata contro la violenza sulle donne.

"Io mi sono divertito: le persone intelligenti e quelle che mi conoscono bene sanno che nessuno punterebbe la propria strategia su un argomento simile".

Ha ricevuto insulti di ogni tipo, per quella frase.

"Non ho guardato molto, a dire il vero, ma ovunque l'articolo sia stato diffuso ho visto un po' di tutto. Mi hanno dato dell'avvocato elementare e sessista, che neanche so cosa significhi. Dicono che dalle mie dichiarazioni sembri che l'uomo possa far tutto e la donna no. Ma sono convinzioni così lontane dalla mia persona che ho riso".

Allora perché quella frase?

"Una delle ragazze si è difesa dicendo, per ribadire il suo mancato consenso, che il carabiniere era così brutto, e non è vero, che neanche all'inferno avrebbe accettato la proposta. Le ricordava il nonno. Io difendo l'altro indagato, e come battuta ho detto che è un bel ragazzo e non ha bisogno eccetera eccetera. Poi però ho aggiunto subito che ovviamente anche i belli possono stuprare. Ma la frase è stata tagliata. E così si è parlato di altro. Ho difeso tante di quelle donne importunate... tra dieci giorni in Appello a Firenze difendo una carabiniera che è stata molestata. Altro che sessista".

Ha detto di voler presentare un esposto all'Ordine dei giornalisti per quella frase tagliata.

"Mi è passata la rabbia. Pazienza".

E quella domanda a una delle ragazze sul fatto che indossasse o meno gli slip?

"Nessuna domanda morbosa: era un quesito di tipo diverso. A una delle studentesse hanno sequestrato tutti gli indumenti: top, gonna rossa e biancheria intima. All'altra la maglietta e i pantaloni. Io non ho chiesto se le avessero sequestrato anche gli slip, e aggiungo che non troverei strano se non li avesse avuti. Volevo sapere se la ragazza avesse consegnato tutto alla polizia giudiziaria o no. Poi è stato gioco facile per gli avversari sostenere il contrario. Sono un essere umano, mai ho pensato che indossare o no l'intimo possa giustificare un atto di quel genere".

L'incidente probatorio è durato sette ore. Ha fatto troppe e insistenti domande.

"Come se per la difesa esistesse un limite massimo. Il mio cliente rischia dieci anni di galera. Quale sarebbe il limite giusto? Con accuse così gravi non ci si può limitare a pochi quesiti".

E la tesi che la storia sia stata inventata per intascare i soldi della presunta assicurazione antistupro?

"Nessuno di noi in udienza ha sollevato la faccenda, è uscita su internet. Sarebbe una scemenza. Il contratto è agli atti, neanche l'ho visto. Risarcisce le spese vive, non è fonte di reddito. Tanto non credo in questa cosa che non ho fatto domande su questo punto".

Allora, scusi, che è accaduto davvero secondo lei?

"Sono sicuro che i miei clienti, senz'altro incauti, non hanno violentato. Parlo di fatti. Ci sono i video trasmessi su La7 e a Quarto grado. Le ragazze entrano in auto, poi si trattengono 15 minuti: ditemi voi se sono ubriache o no. Il mio cliente giura che non lo erano".

Perché le ragazze avrebbero mentito?

"Questo esula dal mio interesse".

Andrea Manunza

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