«Ho dedicato una vita intera alla mia terra e alla mia gente e ho il sogno di vedere trattare la nostra Isola con lo stesso impegno che ha accompagnato questi miei novant’anni». Serve la carta di identità per provare che sono proprio 90 gli anni che Antonello Pilloni, presidente in carica della cantina sociale di Santadi, già storico sindaco di Nuxis per quasi otto lustri, festeggia oggi. Perché la grinta, la sua voglia di pensare al futuro che vede estremamente complicato per i giovani, farebbero invidia anche a un ragazzo.

Presidente, a 90 anni si può fare un bilancio?

«Si può provare, magari partendo da quando ero solo un ragazzo e vedevo i miei genitori lavorare duro nei campi, giorno e notte, per garantire un futuro ai figli. Sono stati la mia ispirazione per tutta la vita. Io stesso ho lavorato la terra nell’agro di Narcao sino a che babbo decise di trasferire la famiglia a Carbonia e aprire un negozio di alimentari in via Curiel, e poi in via Oristano, per dare un domani meno duro a me e a mia sorella. Avevo 17 anni, iniziò una nuova vita».

In via Oristano ora c’è la storica enoteca legata a doppio filo alla cantina di Santadi.

«Prima di arrivare a quel capitolo della mia vita ho lavorato anche per la Ferrero e per la Simmenthal. Ma dal 1969 l’amore per la terra mi ha riportato alle vigne, una passione che è culminata con la nascita della cantina sociale di Santadi che guido, da presidente, dal 1976».

Sono anni in cui la vita della cantina viaggia in parallelo con la politica.

«Ho avuto il grande onore, da sardista, di guidare il Comune di Nuxis: non lo volevo fare, mi convinse Giovanni Battista Melis, quando nel Comune di Santadi di cui prima Nuxis era frazione, non ci fu più l’accordo tra Dc e Psd’Az. Discutemmo una notte intera, alla fine accettai».

Ed è stato uno dei sindaci più longevi.

«Sono stato 37 anni in Municipio, mi hanno votato ben 7 volte».

Qual è il suo segreto?

«Lavorare ogni giorno per gli altri: per chi ti ha votato e per chi non ti ha votato. Porsi alla pari del cittadino, dei suoi bisogni, provare a risolvere i problemi anche quelli più piccoli che, per chi li vive, non sono mai banali».

Oggi è cambiato tutto?

«La dimensione umana si è persa. Per me il rapporto col prossimo, l’aiuto dei deboli è la priorità. Oggi la nostra Sardegna, maltrattata dalle scelte dello Stato italiano, ha perso questa dimensione perché ci sono troppe difficoltà».

Quali scelte non condivide?

«Troppe, una per tutte quelle di dare il via libera all’invasione eolica e fotovoltaica senza considerare il rischio per il nostro mare, per le nostre terre. Anche qui, dove ci sono le vigne, rischiamo di essere invasi da pale eoliche contro il volere di chi la terra la lavora. Occorre una battaglia per fermare tutto questo e mettere le basi per la rinascita».

Si può rinascere?

«La nostra cantina è un esempio di rinascita. All’inizio recuperammo una situazione fallimentare e poi quando il grande enologo italiano, Giacomo Tachis, per me più di un fratello, entrò in squadra, nel 1980, riuscimmo a raggiungere vette che tanti credevano impensabili. Vendiamo vino in 49 nazioni e siamo in continua espansione. Spero continui anche quando, a luglio, lascerò la presidenza».

Va in pensione?

«Per quello c’è sempre tempo. Di sicuro continuerò a lavorare le mie vigne e a dare consigli affinché il vino di Santadi continui a scrivere una storia che appassiona tantissime persone».

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