Undici anni dopo sono stati assolti con la formula più ampia, come già era accaduto nel processo di primo grado. Un bis per nulla scontato. E hanno anche scoperto che – parola dei giudici della corte d’appello - non avrebbero neanche potuto essere arrestati. Invece Massimo Cellino, allora presidente del Cagliari, l’ex sindaco di Quartu Mauro Contini e il suo assessore ai lavori pubblici Stefano Lilliu, per la controversa vicenda dello stadio di Is Arenas dietro le sbarre trascorsero ben 14 giorni, più altri tre mesi ai domiciliari.

L’ex patron della società rossoblù, oggi presidente del Brescia, ha appreso la notizia a Londra da dove fa la spola da anni. Risponde al telefono dopo un po’ di tentativi e dalle sue parole l’emozione traspare eccome, anche se lui nega. Perché è la fine di un calvario che andava avanti dal 2012. Tanto, troppo tempo.

Cosa prova in questo momento?
«Guardi ho sofferto così tanto in tutti questi anni che non riesco neppure a gioire. L’ho sempre dichiarato che ero innocente e finalmente anche i giudici lo hanno confermato anche se con tanto ritardo. Le mie preghiere qualcuno lassù le ha ascoltate. E mi consola anche il fatto che sono ancora vivo, che questa sentenza sia arrivata con me anziano ma ancora vivo. Per il resto mi creda, non riesco a provare astio con alcuno ma neanche felicità».

La prima cosa che le è passata per la mente quando in tarda mattinata le hanno comunicato la conferma dell’assoluzione?

«Sono sincero, nulla. Non ho provato nessuna emozione. Avevo fiducia nei miei legali e nella giustizia che alla fine è stata un po’ lenta ma corretta, solo questo».
Ma qual è stato il momento più duro in questi anni? Immagino quelle due settimane in carcere...

«Lasciare la mia terra che amo follemente, quello è stato durissimo, la cosa peggiore perché è altamente infamante. Non lo auguro a nessuno, bisogna provarlo per capirlo».

Si è sentito come un esiliato?
«Esattamente, è proprio come esserlo. Ed è la sensazione peggiore che si possa provare. Però le ripeto non sento astio per alcuno. E ho anche imparato che alla fine bisogna avere tanta fede».

Dopo tutti questi anni e il lungo calvario giudiziario, rifarebbe tutto senza cambiare nulla?

«Senta io quando ero presidente del Cagliari ho fatto tutto per la squadra, combattendo tante battaglie e subendo purtroppo tanti soprusi. Mi son sempre sacrificato per lei, altro non voglio dire».

Il Cagliari è tornato in serie A e c’è tanto entusiasmo, c’è la possibilità di rivederla allo stadio?

«Io il Cagliari l’ho sempre seguito e non ho mai smesso di fare tifo per i rossoblù, mai neanche per un minuto. E son felice, anzi felicissimo, che sia tornato in serie A. Mi mancherà sempre ma sono tranquillo perché a proteggerlo ci sarà sempre la Madonna di Bonaria».

Però non ha risposto...

«Non penso che all’attuale presidente faccia molto piacere, lei che dice? Io però si ricordi che sono sempre un sardo con la S maiuscola, orgogliosamente sardo. Ora la saluto e forza Cagliari!».

Parla l’avvocato.

Sul processo qualcosa in più la dice il suo legale, l’avvocato Giorgio Altieri, partner di Tonucci & Partners.

«Siamo sempre stati convinti che i gravi fatti contestati al nostro cliente erano del tutto insussistenti – le sue parole. La sentenza di oggi speriamo ne dia la definitiva conferma. Già la sentenza di primo grado e le stesse conclusioni assolutorie allora dei pm sul presunto falso avevano rivelato l’insussistenza dei presupposti per cui Cellino ebbe a subire gli arresti».E conclude: «La sentenza di appello riconferma l’innocenza di Cellino, già peraltro dichiarata in primo grado, anche per i presunti illeciti rispetto alla realizzazione di una strada, di una cabina elettrica e della recinzione dello stadio, tutte opere già inserite nell’originario progetto del Pia sull’area del vecchio stadio comunale di Is Arenas e zone limitrofe».

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