Soccorso alpino: in Sardegna è gratis, in altre regioni c'è il listino dei prezzi
In Valle d'Aosta, ad esempio, si paga solo se l'intervento risulta immotivato: 115 euro al minuto. In Veneto le tariffe variano ma si applicano anche a chi si fa male: 25 euro al minuto al ferito grave fino a un massimo di 500 euro, 75 euro al minuto al ferito lieve fino a un massimo di 7500 euro. Chi viene recuperato senza un graffio il conto se lo sobbarca per intero. In Trentino Alto Adige c'è il ticket: ferito grave 30 euro; lieve 110; persona illesa 750 euro.
TUTTO GRATIS - Se in Sardegna (e nella maggior parte delle regioni italiane) il Soccorso alpino in montagna e in grotta è completamente gratuito, anche quando la chiamata parte senza motivo e non c'è nessun ferito, in altri territori la fattura arriva alla "vittima".
È un discorso che si presta a polemiche: è giusto che anche il recupero di chi non si è attrezzato come si deve, di chi non tiene conto dei propri limiti, di chi si avventura da incosciente nei boschi e si perde, ricada sulla collettività? Il Veneto, il Trentino Alto Adige, la Valle d'Aosta, la Lombardia e il Piemonte hanno adottato il loro listino prezzi. E tra poco anche l'Abruzzo si adeguerà.
IL DETERRENTE - Raccontano gli addetti ai lavori che in tanti se ne approfittano, capita dove il numero dei turisti attivi è elevato, e allora sono state fatte leggi ad hoc come deterrente all'imprudenza, alla superficialità, al menefreghisno.
"È capitato in quelle zone che un escursionista abbia lanciato un Sos perché il suo cane era stremato dalla fatica, e certo, non è giustificabile un intervento dell'elicottero. Oppure che chiami perché ha freddo, perché non si è vestito in maniera adeguata", dice Carlo Taccori, presidente del Soccorso alpino e speleologico della Sardegna, il servizio regionale del Corpo nazionale. "Ma non da noi, dove la quantità di escursionisti è molto inferiore rispetto alle vette del Nord, e statisticamente non accadono casi del genere. Certo, se un domani le statistiche daranno ragione a chi sostiene che il denaro pubblico venga sperperato, quando i soccorsi non sanitari saranno numerosi, allora non vedo perché anche qui non si faccia pagare. Se ne parla informalmente negli uffici ma per ora credo che una sessantina di interventi all'anno, quelli che si fanno in Sardegna, non giustifichino il provvedimento. Molto diverso è il caso delle regioni dove sono centinaia, e la gente pensa di poter essere recuperate in qualunque momento senza problemi".
IL SASS - In Sardegna il Sass, che conta 230 volontari, fa una convenzione annuale con la Regione (il contributo, da "contrattare" ogni volta, si aggira intorno al mezzo milione di euro) e ora attende una legge - la proposta c'è, ma non è ancora arrivata neppure in Commissione - che lo riconosca ufficialmente per gli interventi in luoghi impervi e ostili, che dia certezza ai finanziamenti, e li consideri collaboratori ufficiali dell'Azienda regionale di emergenza-urgenza, con l'impegno a far parte dell'equipaggio in missione dell'elisoccorso.
Ma l'assessore alla Sanità, Luigi Arru, frena: "Per ora è prematuro parlare del ruolo del Soccorso alpino nel nuovo sistema. Non escludiamo una collaborazione una volta che partirà il servizio, con quali modalità e forme lo vedrà l'Areus".
Cristina Cossu