Se lo scalo marittimo di Porto Torres cambia la propria immagine dopo la nascita del Polo intermodale, punto di interconnessione tra i vari mezzi di trasporto, individuato nella Stazione marittima “Nino Pala”, resta comunque un porto anomalo con quattro varchi di accesso e un’opera incompiuta, tra le più datate: il Terminal crociere, la cui funzionalità è ancora da stabilire come incerto resta il suo destino.

«Come già anticipato nel corso della cerimonia di inaugurazione del polo intermodale – spiega Massimo Deiana, presidente dell’AdSP del Mare di Sardegna – non posso che ribadire la mia posizione sul venir meno, rispetto alle attuali esigenze del mercato e del porto, della funzionalità conferita al terminal crociere in fase progettuale. Una tale infrastruttura, che insiste in spazi totalmente esterni all’area operativa dello scalo, è, e probabilmente lo era già in origine, del tutto incompatibile con le esigenze del settore crocieristico che richiede precisi standard di accessibilità, compatibilità con le operazioni di imbarco, sbarco, transito della nave e, aspetto ancora più rilevante, elevati livelli di security».

Una struttura realizzata all’80 per cento dalla società Lakit che nel 2010 si era aggiudicata i lavori assegnati dal Provveditorato alle Opere Pubbliche, senza mai portare a termine gli interventi di completamento dell’edificio. La stessa società era stata sottoposta a procura fallimentare dopo una serie di vicende giudiziarie. «L’operazione complessiva finalizzata alla realizzazione del Polo intermodale è costata all’Autorità di sistema portuale 93mila euro, - aggiunge Deiana - altri 44mila euro aggiuntivi sono stati spesi per la chiusura e messa in sicurezza del Terminal crociere». Bisognerà attendere la conclusione dei lavori ad opera del Provveditorato alle Opere Pubbliche. «A quel punto sarà necessario riunire l’intero cluster portuale intorno ad un tavolo tecnico – sottolinea Massimo Deiana - e ripensare ad una nuova e più consona destinazione d’uso della struttura che non renda vana la lunga attesa della comunità e, soprattutto, non disperda le consistenti risorse pubbliche investite».          

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