La caccia al killer non è finita. Lo avevano promesso il procuratore capo della Repubblica di Cagliari Mauro Mura e il suo sostituto alla Dda di Cagliari Danilo Tronci. «Non ci fermeremo» aveva detto quest'ultimo durante la requisitoria in cui chiedeva la condanna all'ergastolo di Francesco Rocca. E così è stato. Il fascicolo è aperto e le indagini si concentrano su una traccia genetica che è ancora classificata come "ignota".

Un mozzicone di Dna isolato sul nastro da pacchi con il quale è stata incerottata a morte Dina Dore la sera del 26 marzo 2008.

La certezza che a lasciarlo sia stato uno dei killer viene dall'analisi di laboratorio. Il materiale biologico repertato dalla Scientifica è misto: insieme al Dna della vittima è stato individuato il cromosoma Y che è presente solo nel patrimonio genetico maschile. Da qui la convinzione che a lasciarlo sia stato uno dei killer.

Quella traccia genetica è già stata al centro di numerose perizie.

Ieri al processo d'appello hanno parlato i genitori di Pierpaolo Contu, condannato a 16 anni in primo grado con l'accusa di essere l'esecutore materiale dell'omicidio. "Non ha commesso quell'omicidio e non ha mai venduto Rocca", hanno detto rispondendo alle domande del pm e degli avvocati.
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