ASSEMINI - Ancora sotto choc per la brutale rapina subita verso le 7,30 di ieri, Romano Tranquilli non riesce a trattenere la rabbia, mista a paura. "Lo scriva. Se avessi avuto una pistola questa volta avrei premuto il grilletto. Non mi sento sicuro e dopo aver subito due rapine sto meditando di lasciare l'Italia, nonostante i miei 58 anni".

Mezzogiorno è passato da pochi minuti. Il caldo è soffocante. Il rappresentante di gioielli parcheggia la sua auto in via La Maddalena, una strada senza uscita di Assemini a poche centinaia di metri dalla strada statale 130. Avanza tenendo in mano una confezione di sei bottiglie d'acqua. Ha trascorso la mattina nella caserma dei carabinieri del paese per denunciare l'aggressione. Sul colpo da 60 mila euro (i rapinatori sono scappati su un'auto rubata con due valigette piene di gioielli) indagano i militari di Assemini, i loro colleghi della compagnia di Cagliari e i carabinieri del nucleo investigativo provinciale.

COLPO PIANIFICATO - Il 58enne, ai militari, ha raccontato quei terribili minuti vissuti in scacco dei banditi, nel cortile della palazzina dove vive. A pochi metri dalla sua abitazione. Ogni istante è ancora un ricordo fresco. E lui parla: "Mi aspettavano. Conoscevano i miei spostamenti". Oltre a lavorare come grossista di oggetti in oro e argento, Tranquilli gestisce una gioielleria a Sestu. "Sono uscito di casa come sempre. Ho visto due persone accanto allo sportello dei contatori dell'acqua. Indossavano delle tute da idraulico e delle mascherine bianche. Non ho sospettato nulla e ho infilato le chiavi nella serratura dell'auto".

LE FERITE - Il gioielliere si interrompe. Gli occhiali da sole servono a nascondere la paura. La pausa finisce. "Uno dei due tizi mi ha afferrato da dietro e mi ha spruzzato qualcosa negli occhi. Spray al peperoncino. Non ho visto più nulla e ho urlato. Subito dopo deve essere arrivato anche il secondo bandito. Mi hanno strattonato e spintonato. Devo aver preso anche una botta in testa". Il commerciante si tocca poco sopra l'orecchio destro: "Ho un piccolo bernoccolo. Niente di grave per fortuna".

GLI SPARI PER INTIMORIRE - Le sue urla, durante l'aggressione, sono servite. "Dopo ho saputo che hanno attirato l'attenzione degli inquilini della palazzina di via La Maddalena 17. C'è chi si è affacciato. È in quel momento, così mi è stato detto, che uno dei banditi ha puntato una pistola in aria, sparando un colpo per intimorire eventuali testimoni". I carabinieri hanno poi accertato che si è trattato di un colpo a salve. "E se fosse stata vera? E se la rapina fosse finita in tragedia?", si domanda Tranquilli.

Poi riprende il racconto: "So che i due banditi hanno afferrato le mie due valigette con dentro oggetti in oro e argento. Sono saliti su un'auto parcheggiata nella strada e sono scappati. I carabinieri, avvisati da un inquilino del palazzo, sono arrivati poco dopo. Quei maledetti hanno rischiato molto. Hanno studiato bene il colpo ma forse sono stati sprovveduti nel agire di mattina, in un cortile e davanti ad altre persone".

LA PAURA - Le ricerche dell'auto usata - sembra una Fiat Multipla - dai rapinatori sono proseguite per tutto il giorno. Il gioielliere non nasconde la sua preoccupazione: "Tre anni fa", aggiunge, "sono stato rapinato nel mio 'Compro oro' a Pirri da due banditi armati. Ho chiuso quell'attività. Da quello choc mi sono ripreso. Da questo sarà difficile, molto difficile. I gioielli non erano coperti da assicurazione. Ora dovrò indebitarmi per iniziare un'altra volta. Ma non mi sento tutelato dalle istituzioni. Ci ho pensato in queste ore. Se fossi stato armato e se avessi sparato ai rapinatori, e lo avrei fatto glielo garantisco, sarei passato dalla parte del torto. Mi sarei difeso e alla fine l'incriminato sarei stato io. Tutto questo, quando vedi la morte in faccia, è davvero difficile da accettare".

Matteo Vercelli

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