La prima cosa che ci tiene a dire è grazie. «Dal più profondo del cuore alle ragazze che sono intervenute in mia difesa, perché a quanto pare hanno sentito le parole offensive che mi venivano rivolte. In quel momento, quando sono state aggredite, io non mi sono accorto di niente. L’ho saputo il giorno dopo, che una di loro era anche finita all’ospedale, e sono molto dispiaciuto per quanto è successo».

La mancanza di rispetto

A parlare è Franco Muscas, il ventenne che domenica scorsa, suo malgrado, si è trovato coinvolto nell’aggressione avvenuta nei confronti di due studentesse, sorelle, all’esterno di un locale nel tratto quartese del Poetto. Un episodio per cui sono ancora in corso le indagini. Una delle due giovani donne è addirittura finita all’ospedale con alcune costole rotte.«Ci tengo a precisare che non mi sento vittima di bullismo», spiega Franco Muscas, «però non mi sono piaciuti il tono, e il modo, con cui quei ragazzi si sono rivolti a me». Tutto è cominciato, racconta, «mentre stavo tranquillamente chiacchierando con un ragazzo che era insieme ad altri amici. Uno di questi mi stava guardando in un modo che non mi è piaciuto e mi ha deriso per il mio abbigliamento». Quella sera, «indossavo una gonnellina e un top. Il punto è che io mi vesto come mi pare: non devo rendere conto a nessuno e nessuno deve permettersi di sindacare sulla mia persona». Per questo, «ho reagito e gli ho detto che non doveva permettersi di rivolgersi a me in quella maniera». A quel punto la situazione è degenerata. «Io ho perso l’equilibrio e uno di loro era pronto a darmi un calcio».

La logica del branco

Le due ragazze sono intervenute in quel momento. «Loro mi hanno detto che sono intervenute perché hanno visto la situazione che si era creata. Si sono accorte che io avevo perso l’equilibrio e stavo per cadere. Sono venute in mio soccorso, anche se non le conoscevo. Ci salutavamo soltanto perché sono noto su Tik Tok e mi avevano comunque visto lì».

L’intolleranza

Da lì il pestaggio, al quale Franco non ha assistito. «Lo stesse mi hanno raccontato che sono state picchiate, prese per i capelli e insultate. Io non ho visto la scena, l’ho letto il giorno dopo sui social e le ho rintracciate per ringraziarle». Alla luce di tutto questo però, «io voglio precisare che non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno». Perché Franco Muscas è un ragazzo che va per la sua strada, senza paura. «Io sono gay e faccio la mia vita senza rendere conto a nessuno. L’ignoranza purtroppo regnerà per sempre ed è per questo che si verificano questi episodi di intolleranza. Ma non mi abbattono e non mi offendono».

Esercizi di autostima

Franco sa benissimo che non per tutti è così. «Penso a chi magari è più debole e soffre se viene offeso per come si veste o per altro. Ecco, a chi si trova in questa situazione, voglio dire che bisogna lasciarsi scivolare tutto addosso, che ciascuno deve stimare se stesso e non privarsi mai di fare quello che si vuole, ovviamente senza mancare di rispetto al prossimo». Così come tutti dovrebbero poter andare nei locali del Poetto per divertirsi senza trovarsi coinvolti in episodi violenti. «Vado nei locali, sia a Cagliari che a Quartu, perché mi piace molto divertirmi e vorrei poter avere la libertà di farlo senza che nessuno si permetta di offendermi». Adesso la cosa più importante, «è che la ragazza che ha avuto la peggio si possa riprendere al più presto e che dimentichi questo brutto episodio». Franco Muscas, intanto, l’ha ringraziata, e adesso continua ad andare dritto per la sua strada, studiando per coltivare un sogno. «Voglio fare il parrucchiere».

Giorgia Daga

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