Dopo Bari si aspettava un segnale da Ranieri e le parole del tecnico romano sono state proprio quelle che voleva sentirsi dire.

«Dopo aver giocato poco o nulla nei playoff, un professionista delle valutazioni le deve fare, inevitabilmente», la premessa di Leonardo Pavoletti, dal ritiro del Cagliari di Saint Vincent, in Valle d’Aosta.

«Se in B il minutaggio era quello, quale sarebbe stato in A? Così, prima di iniziare il ritiro ho parlato col mister e lui è stato molto chiaro con me. Mi vuole qui come uomo e come professionista. Non mi garantisce il posto fisso, e ci mancherebbe. Ma mi ha detto: “Non parti secondo a nessuno”. E questo è ciò che conta”.

Il sorriso contagioso dietro la scrivania della sala stampa allestita nell’impianto sportivo di Châtillon, quel gol al 94’ se l’è goduto un mese in vacanza.

«Anche se a rendermi felice – tiene a precisare il capitano del Cagliari – è vedere la felicità negli occhi della gente. Sentire una battuta, persino al semaforo, non ha prezzo. Vale più di alzare una coppa».

Ma non finisce qui. «Abbiamo altre storie da scrivere. Sognare non costa nulla, ma dobbiamo essere consci del fatto che in Serie A ci sono tante squadre attrezzate e dobbiamo essere bravi ad avere un equilibrio mentale, quello che ci è mancato in passato nelle sconfitte, ma soprattutto nelle vittorie.

L’obiettivo, dunque: «La salvezza prima possibile, sarebbe folle ora pensare ad altro».

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